Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/293


[126]
E coſi ſia Zerbin riſpofe, e volſe
     A pigliar campo ſubito il cauallo:
     Si leuo ſu le ſtaffe: e ſi raccolſe
     Fermo in arcione: e per non dare in falli
     Lo ſcudo in mezo alla donzella colſe:
     Ma parue vrtaſſe vn monte di metallo:
     Et ella in guiſa a lui tocco l’elmetto
     Che ſtordito, il mando di fella netto.

[127]
Troppo ſpiaccu a Zerbin l’effer caduto
     Ch’ in altro ſcotro mai piú nò gli MiuGne
     E n’ hauea mille e mille egli abbattuto
     Et a perpetuo ſcorno ſé lo tenne:
     Stette per lungo ſpatio in terra muto
     E piú gli dolſe poi che gli ſouenne
     C hauea promeſſo e che gli conuenia
     Hauer la brutta vecchia in compagnia.

[128]
Tornando a lui la vincitrice in fella
     Diſſe ridendo queſta t’apprefento:
     E quanto piú la veggio e grata e bella
     Tanto che’lla ſia tua, piú mi contento,
     Hor tu in mio loco fei campion di quella
     Ma la tua ſé non ſé ne porti il vento,
     Che per ſua guida e (corta tu non vada
     (COe hai pmeſſo) ouuqj adar l’aggrada.

[129]
Senza aſpettar riſpoſta vrta il deſtriero
     Per la foreſta, e ſubito s’imbofea:
     Zerbin che la ſtimaua vn caualliero
     Dice alla vecchia, fa ch’io lo conoſca:
     Et ella non gli tiene aſcoſo il vero
     Onde fa che lo’ncende e che l’attoſea
     Il colpo ſu di man d’una donzella
     Che t’ ha fatto votar (diſſe) la fella.

[130]
Pel ſuo valor Coſtei debitamente
     Vſurpa a cauallieri e ſcudo, e lancia:
     E venuta e pur dianzi d’ Oriente
     Per aſſaggiare i Paladin di Francia,
     Zerbin di queſto tal vergogna ſente
     Che non pur tinge di roſſor la guancia
     Ma reſto poco di non farſi roſſo
     Seco ogni pezzo d’ arme e’ hauea i doſſo.

[131]
Monta a cauallo e ſé ſteffo rampogna
     Che non ſeppe tener ſtrette le coſcie,
     Tra ſé la vecchia ne ſorride, e agogna
     Pi (Umiliarlo, e di piú dargli angofee
     Gli ricorda ch’andar ſeco biſogna
     E Zerbin ch’ubligato ſi conoſce
     L’orecchie abbaſſa eoe vintoe ſtáco
     Deſtrier e’ ha i bocca il fre, gli ſproi alfiaco.

[132]
E ſoſpirando, ohimè Fortuna fella
     (Dicea) che cabio e queſto che tu fai?
     Colei che ſu fopra le belle bella
     Ch’effer meco douea, leuata m’hai.
     Ti par ch’in luogo, & in riſtor di quella
     Si debba por coſtei e’ hora mi dai?
     Staro in dano del tutto era men male
     Che fare vn cambio tanto diſeguale

[133]
Colei che di bellezze e di virtuti
     Vnqua non hebbe, e no haura mai pare:
     Sommerta e rotta tra gli ſcogli acuti
     Hai data a i peſci & agli augei del mare:
     E coſtei che douria giá hauer paſciuti
     Sotterra i vermi, hai tolta a perſeruare.
     Dieci o venti anni piú che non deueui
     Per dar piú peſo a gli mie’ affanni greui.