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E coſi ſia Zerbin riſpofe, e volſe
A pigliar campo ſubito il cauallo:
Si leuo ſu le ſtaffe: e ſi raccolſe
Fermo in arcione: e per non dare in falli
Lo ſcudo in mezo alla donzella colſe:
Ma parue vrtaſſe vn monte di metallo:
Et ella in guiſa a lui tocco l’elmetto
Che ſtordito, il mando di fella netto.
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Troppo ſpiaccu a Zerbin l’effer caduto
Ch’ in altro ſcotro mai piú nò gli MiuGne
E n’ hauea mille e mille egli abbattuto
Et a perpetuo ſcorno ſé lo tenne:
Stette per lungo ſpatio in terra muto
E piú gli dolſe poi che gli ſouenne
C hauea promeſſo e che gli conuenia
Hauer la brutta vecchia in compagnia.
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Tornando a lui la vincitrice in fella
Diſſe ridendo queſta t’apprefento:
E quanto piú la veggio e grata e bella
Tanto che’lla ſia tua, piú mi contento,
Hor tu in mio loco fei campion di quella
Ma la tua ſé non ſé ne porti il vento,
Che per ſua guida e (corta tu non vada
(COe hai pmeſſo) ouuqj adar l’aggrada.
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Senza aſpettar riſpoſta vrta il deſtriero
Per la foreſta, e ſubito s’imbofea:
Zerbin che la ſtimaua vn caualliero
Dice alla vecchia, fa ch’io lo conoſca:
Et ella non gli tiene aſcoſo il vero
Onde fa che lo’ncende e che l’attoſea
Il colpo ſu di man d’una donzella
Che t’ ha fatto votar (diſſe) la fella.
[130]
Pel ſuo valor Coſtei debitamente
Vſurpa a cauallieri e ſcudo, e lancia:
E venuta e pur dianzi d’ Oriente
Per aſſaggiare i Paladin di Francia,
Zerbin di queſto tal vergogna ſente
Che non pur tinge di roſſor la guancia
Ma reſto poco di non farſi roſſo
Seco ogni pezzo d’ arme e’ hauea i doſſo.
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Monta a cauallo e ſé ſteffo rampogna
Che non ſeppe tener ſtrette le coſcie,
Tra ſé la vecchia ne ſorride, e agogna
Pi (Umiliarlo, e di piú dargli angofee
Gli ricorda ch’andar ſeco biſogna
E Zerbin ch’ubligato ſi conoſce
L’orecchie abbaſſa eoe vintoe ſtáco
Deſtrier e’ ha i bocca il fre, gli ſproi alfiaco.
[132]
E ſoſpirando, ohimè Fortuna fella
(Dicea) che cabio e queſto che tu fai?
Colei che ſu fopra le belle bella
Ch’effer meco douea, leuata m’hai.
Ti par ch’in luogo, & in riſtor di quella
Si debba por coſtei e’ hora mi dai?
Staro in dano del tutto era men male
Che fare vn cambio tanto diſeguale
[133]
Colei che di bellezze e di virtuti
Vnqua non hebbe, e no haura mai pare:
Sommerta e rotta tra gli ſcogli acuti
Hai data a i peſci & agli augei del mare:
E coſtei che douria giá hauer paſciuti
Sotterra i vermi, hai tolta a perſeruare.
Dieci o venti anni piú che non deueui
Per dar piú peſo a gli mie’ affanni greui.