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Chi ſcefe a! mare, e chi poggio ſu al mòte
E chi tra i boſchi ad occultar ſi véne
Alcuna ſenza mai volger la ſronte
Fuggir per dieci di non ſi ritenne,
Vſci in tal punto alcuna ſuor del ponte.
Ch’in vita ſua mai piú non vi riuenne,
SgObraro í modo e piazze, e tèpli, e caſe
Che quaſi vota la citta rimaſe.
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Marphiſa, e’l boGuidone e i duo ſratelli
E Sanſonetto, pallidi e tremanti
Fuggiano inuerſo il mare, e dietro a qlli
Fuggiano i marinari, e i mercatati
Oue Aleria trouar, che ſra i cartelli
Loro hauea vn legno apparechiato inati
Quindi poi ch’in gran fretta li raccolſe
Die i remi all’acqua, & ogni vela ſciolſe .
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Dentro e d’intorno, il Duca, la cittade,
Hauea ſcorfa da i colli inſino all’onde,
Fatto hauea vote rimaner le ſtrade
Ognun lo ſugge, ognun ſé gli naſconde,
Molte trouate ſur, che per viltade
Seran gittate in parti oſcure e immonde
E molte nò ſappiendo oue s’ andare
Meffefi a nuoto & affogate in mare.
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Per trouare i compagni il Duca viene
Che ſi credea di riueder fu’l Molo
Si volge intorno, e le deſerte arene
Guarda p tutto, e non v’appare vn ſolo,
Leua piú gliocchi, e in alto a vele piene
Da ſé lontani andar li vede a volo,
Si che gli conuien fare altro diſegno
Al ſuo camin, poi che partito e il legno.
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Laſciamolo andar pur ne ui rincreſca
Che tanta ſtrada far debba ſoletto
Per terra d’ inſedeli e barbareſca
Doue mai non ſi va ſenza ſoſpetto,
Non e periglio alcuno, onde non eſca
Co ql ſuo corno, e n’ ha moſtrato effetto
E de i compagni ſuoi pigliamo cura
Ch’ai mar ſuggia tremando di paura.
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A piena vela ſi cacciaron lunge
Da la crudele e ſanguinoſa ſpiaggia:
E poi che di gra lúga non li giunge
I.’horribil ſuo ch’a ſpauétar piu gli haggia,
Inſolita vergogna ſi gli punge
Che coiti’ un fuoco a tutti il viſo raggia
l.’un non ardiſce a mirar l’altro, e ſtaffi,
Triſto ſenza parlar con gliocchi baffi,
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Paſſa il Nocchiero al ſuo viaggio intéto
E Cypro, e Rhodi, e gin p l’onda Egea.
Da ſé vede ſuggire iſole cento
Col periglioſo capo di Malea.
E con propitio & immutabil vento
Aſconder vede la Greca Morea,
Volta Sicilia e per lo mar Tyrrheno
Corteggia de V Italia il lito ameno.
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E fopra Luna vltimamente ſorſè
Doue laſciato hauea la ſua famiglia,
Dio ringratiando che’l pelago corſe
Senza piú dano, il noto lito piglia,
Quldi vn Nochier trouar p Fracia ſciorſe
Ilqual di venir ſeco li conſiglia:
E nel ſuo legno anchor quel di montare
Et a Marfilin in breue ſi trouaro.