Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/289


 [94]
Chi ſcefe a! mare, e chi poggio ſu al mòte
     E chi tra i boſchi ad occultar ſi véne
     Alcuna ſenza mai volger la ſronte
     Fuggir per dieci di non ſi ritenne,
     Vſci in tal punto alcuna ſuor del ponte.
     Ch’in vita ſua mai piú non vi riuenne,
     SgObraro í modo e piazze, e tèpli, e caſe
     Che quaſi vota la citta rimaſe.

 [95]
Marphiſa, e’l boGuidone e i duo ſratelli
     E Sanſonetto, pallidi e tremanti
     Fuggiano inuerſo il mare, e dietro a qlli
     Fuggiano i marinari, e i mercatati
     Oue Aleria trouar, che ſra i cartelli
     Loro hauea vn legno apparechiato inati
     Quindi poi ch’in gran fretta li raccolſe
     Die i remi all’acqua, & ogni vela ſciolſe .

 [96]
Dentro e d’intorno, il Duca, la cittade,
     Hauea ſcorfa da i colli inſino all’onde,
     Fatto hauea vote rimaner le ſtrade
     Ognun lo ſugge, ognun ſé gli naſconde,
     Molte trouate ſur, che per viltade
     Seran gittate in parti oſcure e immonde
     E molte nò ſappiendo oue s’ andare
     Meffefi a nuoto & affogate in mare.

 [97]
Per trouare i compagni il Duca viene
     Che ſi credea di riueder fu’l Molo
     Si volge intorno, e le deſerte arene
     Guarda p tutto, e non v’appare vn ſolo,
     Leua piú gliocchi, e in alto a vele piene
     Da ſé lontani andar li vede a volo,
     Si che gli conuien fare altro diſegno
     Al ſuo camin, poi che partito e il legno.

 [98]
Laſciamolo andar pur ne ui rincreſca
     Che tanta ſtrada far debba ſoletto
     Per terra d’ inſedeli e barbareſca
     Doue mai non ſi va ſenza ſoſpetto,
     Non e periglio alcuno, onde non eſca
     Co ql ſuo corno, e n’ ha moſtrato effetto
     E de i compagni ſuoi pigliamo cura
     Ch’ai mar ſuggia tremando di paura.

 [99]
A piena vela ſi cacciaron lunge
     Da la crudele e ſanguinoſa ſpiaggia:
     E poi che di gra lúga non li giunge
     I.’horribil ſuo ch’a ſpauétar piu gli haggia,
     Inſolita vergogna ſi gli punge
     Che coiti’ un fuoco a tutti il viſo raggia
     l.’un non ardiſce a mirar l’altro, e ſtaffi,
     Triſto ſenza parlar con gliocchi baffi,

 [100]
Paſſa il Nocchiero al ſuo viaggio intéto
     E Cypro, e Rhodi, e gin p l’onda Egea.
     Da ſé vede ſuggire iſole cento
     Col periglioſo capo di Malea.
     E con propitio & immutabil vento
     Aſconder vede la Greca Morea,
     Volta Sicilia e per lo mar Tyrrheno
     Corteggia de V Italia il lito ameno.

 [101]
E fopra Luna vltimamente ſorſè
     Doue laſciato hauea la ſua famiglia,
     Dio ringratiando che’l pelago corſe
     Senza piú dano, il noto lito piglia,
     Quldi vn Nochier trouar p Fracia ſciorſe
     Ilqual di venir ſeco li conſiglia:
     E nel ſuo legno anchor quel di montare
     Et a Marfilin in breue ſi trouaro.