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[107]
Tener lo’nuito ſenza alcun ſoſpetto,
     Indi a ſplendor de bianchi torchi ardéti,
     Tutti ſaliro ou’ era vn real tetto
     Diſtinto in molti adorni alloggiamenti,
     Stupefatti al leuarſi de l’elmetto
     Mirandoli reſtaro i combattenti,
     Che’l Cauallier (p quāto apparea ſuora)
     Non eccedeua i diciotto anni anchora.

[108]
Si marauiglia la Donzella come
     In arme tanto vn giouinetto vaglia,
     Si marauiglia l’altro, ch’alle chiome
     S’auede con chi hauea fatto battaglia,
     E ſi domandan l’un con l’altro il nome
     E tal debito toſto ſi raggualia
     Ma come ſi nomaffe il giouinetto
     Ne l’altro canto ad aſcoltar v’aſpetto.


CANTO VENTESIMO



[1]

L
E donne antiqj hanno mirabil coſe

     Fatto ne l’arme e ne le ſacre Muſe
     E di lor opre belle e glorioſe
     Gran lume í tutto il mondo ſi diffuſe:
     Arpalice e Camilla ſon famoſe
     Perche in battaglia erano eſperte & vſe
     Sapho e Corinna perche ſuron dotte
     Spledono illuſtri, e mai nò veggo notte.

[2]
Le donne ſon venute in eccellenza
     Di ciaſcun’arte, oue hanno poſto cura:
     E qualuqg all’hiſtorie habbia auuerteza
     Ne ſente anchor la fama non oſcura,
     Se’l mondo n’e gran tempo ſtato ſenza
     Non perho ſempre il mal’inſluſſo dura,
     E ſorſè aſcoſi han lor debiti honori
     L’inuidia: o il non ſaper de gli ſcrittori.

[3]
Ben mi par di veder ch’ai ſecol noſtro
     Tanta virtū ſra belle donne emerga
     Ch può dare opra a charte: & ad ichioſtro
     Perche ne i futuri anni ſi diſperga:
     E perche odioſe ligue: il mal dir voſtro
     Con voſtra eterna inſamia ſi ſommerga,
     E le lor lode appariranno in guiſa
     Che di gran lūga auanzeran Marphiſa.

[4]
Hor pur tornando a lei, queſta Dòzella
     Al cauallier che l’ufo corteſia
     De l’eſſer ſuo non niega dar nouella
     Quando elfo a lei voglia contar chi ſia,
     Sbrigoſſi toſto del ſuo debito ella
     Tanto il nome di lui ſaper diſia:
     Io ſon (difTe) Marphiſa, e ſu assai queſto
     Che ſi ſapea per tutto’l mondo il reſto.

[5]
L’altro comincia, poi chetocca a lui
     Con piū prohemio a darle di ſé conto,
     Dicendo io credo che ciaſcun di vui
     Habbia de la mia ſtirpe il nome i pròto,
     Che nò pur Frācia eSpagna, e i vicin ſui
     Ma l’India, l’Ethyopia, e il ſreddo poto
     Han chiara cognition di Chiaramonte
     Onde vſci il cauallier ch’uccife Almóte.