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Non potè vdire Aſtolfo ſenza riſa:
De la vicina terra il rito ſtrano,
Soprauien Safonetto, e poi Marphiſa,
Indi Aquilante, e ſeco il ſuo Germano:
Il padron parimente lor diuiſa
La cauſa che dal porto il tien lontano,
Voglio (dicea) ch inázi il mar m’affoghi
Ch’io ſenta mai di ſeruitude i gioghi.
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Del parer del padrone, i marinari
E tutti glialtri nauiganti ſuro,
Ma Marphiſa e còpagni eran contrari
Ch piú che l’acque il Iito haucan ſicuro,
Via piú il vederli intorno’irati i mari
Che cento mila ſpade era lor duro,
Parea lor queſto e ciaſcun’ altro loco
Don’ arme vſar potean da temer poco.
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Rramauano i guerrier venire a proda
Ma co maggior baldaza il duca Ingleſe,
Che fa come del corno il rumor s’ oda
Sgombrar d’ intorno ſi fará il paeſe,
Pigliare il porto l’una parte loda
E l’altra il biaſma. e ſono alle conteſe
Ma la piú ſorte i guiſa il padron ſtringe,
ch’ai porto ſuo mal grado, il legno ſpige
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C.ia quando prima s’ erano alla viſta
De la citta crudel fu’l mar ſcoperti,
Veduto haueano vna galea prouiſta
Di molta ciurma, e di nochieri eſperti:
Venire al dritto a ritrouar la triſta
Naue: confuſa di conſigli incerti:
Che l’alta prora alle (ila poppe baſſe
Legado, ſuor de l’empio mar la traſſe:
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Entrar nel porto remorchiádo, e a ſorza
Di remi, piú che per fauor di vele:
Perho che l’alternar di poggia e d’orza
Hauea leuato il vento lor crudele,
Intanto ripigliar la dura ſcorza
I cauallieri. e il brando lor fedele,
Et al padrone, & a ciaſcun che teme
Non ceſſan dar con lor conſorti ſpeme.
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Fatto e’l porto a ſembianza d’ una Luna
E gira piú di quattro miglia intorno:
Seicento paſſi e in bocca, & in ciaſcuna
Parte, vna rocca ha nel ſinir del corno,
Non teme alcuno aſſalto di Fortuna
Se no quado gli vien dal mezo giorno,
A guiſa di theatro ſé gli ſtende
La citta a cerco, e verſo il poggio aſcède
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Non ſu quitti ſi toſto il legno ſorto,
(Giá l’auifo era per tutta la terra)
Che fur fei mila femine fu’l porto
Co gliarchi T mano in habito di guerra,
E per tor de la ſuga ogni conſorto
Tra l’una rocca e l’altra il mar ſi ferra:
Da naui e da catene ſu rinchiuſo
Che tenean ſempre inſtrutte a cotal vſo,
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Vna che d’anni alla Cumea d’Apollo
Potè vguagliarſi, e alla madre d’ Hettorf
Fé chiamare il padrone, e domádollo
Se ſi volean laſciar la vita torre,
O ſé voleano pur al giogho il collo
Secondo la coſtuma ſottoporre,
De gli dua l’uno haueáo a torre, o quiui
Tutti morire, o rimaner captiui.