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Il giouinetto ſi riuolſe a prieghi,
E diſſe cauallier, per lo tuo Dio
Non eſſer ſi crudel che tu mi nieghi
Ch’ io fepeliſca il corpo del Re mio,
Non vo ch’altra pietá per me ti pieghi
Ne penſi che di vita habbi diſio,
Ho tanta di mia vita e non piú cura
Quanta ch’al mio Signor dia ſepultura.
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Et ſé pur paſcer voi ſiere & augelli
Che’n te il furor ſia del Theba Creonte,
Fa lor conuito di miei membri, e quelli
Sepelir laſcia del ſigliuol d’Almonte,
Coſi dicea Medor con modi belli
E con parole atte a voltare vn monte,
E ſi commoffo giá Zerbino li, uhm
Che d’ amor tutto e di pietade ardea.
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In queſto mezo vn cauallier villano:
Hauendo al ſuo Signor poco riſpetto:
Feri con vna lancia fopra mano
Al ſupplicante il delicato petto,
Spiacqj a Zerbin l’atto crudele e ſtrano
Tanto piú, che del colpo il giouinetto
Vide cader ſi ſbigottito e ſmorto
Che’n tutto giudico che foſſe morto,
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E ſé ne ſdegno in guiſa: e ſé ne dolſe.
Che diſſe inuendicato giá non ſia,
E pien di mal talento ſi riuolſe
AI cauallier ch ſé l’impreſa ria,
Ma ql preſe vantaggio e ſé gli tolſe
Dinanzi in vn momento e ſuggi via:
Cloridan che Medor vede per terra
Salta del boſco a difeoperta guerra.
[15]
E getta l’arco: e tutto pien di rabbia
Tra gli nimici il ferro intorno gira,
l’in p morir: ch p penſier ch’egli habbia
Di far vendetta che pareggi l’ira,
Del proprio ſangue roſſeggiar la ſabbia
Fra tante ſpade, e al ſin venir ſi mira,
E tolto che ſi ſente ogni potere
Si laſcia a canto al ſuo Medor cadere.
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Seguon gli Scotti oue la guida loro
Per P alta ſelua alto diſdegno mena
Poi che laſciato ha l’uno e l’altro Moro
L’un morto in tutto, e l’altro viuo a pena,
Giacque gran pezzo il giouine Medoro
Spicciando il ſangue da ſi larga vena
Che di ſua vita al ſin faria venuto
Se non foprauenia chi gli die aiuto.
[17]
Gli foprauenne a caſo vna Donzella
Auolta in paſtorale, & humil veſte:
Ma di real preſentia: e in viſo bella:
D’alte maniere, e accortamele honeſte
Tato e, ch’io non ne diſſi piú nouella
Ch’ apena riconoſcer la doureſte:
Queſta ſé non ſapete Angelica era
Del gran Can del Catai la ſiglia altiera.
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Poi che’l ſuo annello Angelica rihebbe
Di che Brunel P hauea tenuta priua:
In tanto faſto in tanto orgoglio crebbe
Ch’ eſſer parea di tutto’l mondo ſchiua,
Se ne va ſola: e non ſi degnerebbe
COpagno hauer qual piú famoſo viua,
Si ſdegna a rimèbrar che giá ſuo amate
Habbia Orlando nomato, o Sacripante.