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Cercando giá nel piú intricato calle
Il Giouine inſelice di ſaluarſi,
Ma il graue peſo e’ hauea ſu le ſpalle
Gli facea vſcir tutti i partiti ſcarfi,
Non conoſce il paeſe e la via falle
E torna ſra le ſpine a inuilupparſi:
Lungi da lui tratto al ſicuro s’ era
l’altro e’ hauea la ſpalla piú leggiera.
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Cloridan s’ e ridutto oue non ſente
Di chi ſegue lo ſtrepito e il rumore:
Ma quando da Medor ſi vede abſente
Gli pare hauer laſciato adietro il core,
Deh come ſui (dicea) ſi negligente:
Deh come ſui ſi di me ſteffo ſuore:
Che ſenza te Medor qui mi ritraffi
Ne ſappia quando o doue io ti laſciaffi.
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Coſi dicendo, ne la torta via
De l’intricata ſelua ſi ricaccia:
Et onde era venuto, ſi rauuia
E torna di ſua morte in ſu la traccia:
Ode i caualli e i gridi tuttauia
E la nimica voce che minaccia,
All’ultimo ode il ſuo Medoro, e vede
Che tra molti a cauallo e ſolo a piede.
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Cèto a cauallo e gli ſon tutti intorno
Zerbin comanda, e grida che ſia preſo,
l’inſelice s’ aggira com’un torno
E tgto può ſi tie da lor difeſo,
Hor dietro qrcia, hor olmo, hor faggio hor orno
Ne ſi difeoſta mai dal caro peſo:
l’ha ripoſato al ſin ſu l’herba, qn
Regger noi puote, e gli va ítorno errando
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Come Orſa che l’alpeſtre cacciatore
Ne la pietroſa tana aſſalita habbia,
Sta fopra i ſigli con incerto core
E ſreme in ſuono di pietá e di rabbia:
Ira la’nuita e naturai furore
A ſpiegar l’ugne e aifanguíar le labbia:
Amor la’nteneriſce e la ritira
A riguardare a i ſigli in mezo l’ira.
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Cloridan che non fa come l’aiuti
E ch’effer vuole a morir ſeco anchora,
Ma nò ch’in morte prima il viuer muti
Che via no truoui, oue piú d’ un ne mora
Mette ſu l’arco vn de ſuoi ſtrali acuti
E naſcoſo con quel ſi ben lauora
Che ſora ad vno Scotto le ceruella
E ſenza vita il fa cader di fella.
[9]
Volgonſi tutti glialtri a quella banda
Ond’ era vſcito il calamo homicida,
Intanto vn’ altro il Saracin ne manda
Perche’l fecódo a lato al primo vecida,
Ch mètre in fretta a qſto e a ql domada
Chi tirato habbia l’arco: e ſorte grida
Lo ſtrale arriua e gli paſſa la gola
E gli taglia pel mezo la parola.
[10]
Hor Zerbin ch’era il capitano loro
Non potè a queſto hauer piú patienza,
Con ira e con furor venne a Medoro
Dicendo ne farai tu penitenza,
Steſe la mano in quella chioma d’ Oro
E ſtraſcinollo a ſé con violenza,
Ma come gliocchi a ql bel volto mi ſé
Gli ne venne pietade, e non l’uccife.