Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/260


 [164]
Tutta la notte per glialloggiamenti
     De i mal ſicuri Saracini oppreſſi,
     Si verſan pianti: gemiti: e lamenti
     Ma quanto piú ſi può, cheti e ſoppreſſi,
     Altri pche gli amici hanno, e i parenti
     Laſciati morti, & altri per ſé ſteffi
     Che ſon feriti, e con diſagio ſtanno
     Ma piú e la tema del ſuturo danno.

 [165]
Duo Mori iui ſra glialtri ſi trouaro
     D’oſcura ſtirpe nati in Tolomitta,
     De quai l’hiſtoria, per eſempio raro
     Di vero amore, e degna eſſer deſcritta,
     Cloridano e Medor ſi nominaro,
     Ch’ alla fortuna proſpera e alla afflitta
     Haueano ſempre amato Dardinello
     Et hor paſſato in Francia il mar co qllo.

 [166]
Cloridan cacciator tutta ſua vita
     Di robuſta perſona era & iſnella,
     Medoro hauea la guancia colorita
     E bianca e grata ne la etá nouella,
     E ſra la gente a quella impreſa vſcita
     Non era faccia piú gioconda e bella,
     Occhi hauea neri, e chioma creſpa d’ oro
     Angel parea di qi del ſommo choro.

 [167]
Erano queſti duo fopra i ripari
     Co molti altri a guardar gli alloggiameli,
     Quando la notte ſra diſtantie pari
     Miraua il ciel con gliocchi ſonnolenti,
     Medoro quiui in tutti i ſuoi parlari
     Nò può far che’l Signor ſuo no ramenti
     Dardinello d’Almote, e che no piagna
     Che reſti ſenza honor ne la capagna.

 [168]
Volto al compagno diſſe, o Cloridano
     Io non ti poſſo dir quanto m’increſca
     Del mio Signor, ch ſia rimaſo al piano
     Per lupi e corbi, ohimè troppo degna eſca
     Peſando come ſempre mi ſu humao
     Mi par, che qn anchor qſta anima eſca
     In honor di ſua fama, io non compenfi
     Ne ſciolga verſo lui glioblighi imméfi.

 [169]
Io voglio andar, perche nò ſtia iſepulto
     In mezo alla capagna a ritrouarlo,
     E ſorſè Dio vorrá ch’io vada occulto
     La doue tace il campo del Re Carlo:
     Tu rimarrai, che quádo in ciel ſia ſculto
     Ch’ io vi debba morir, potrai narrarlo,
     Che ſé Fortuna vieta ſi bell’opra
     Per fama almeno il mio buon cor ſi ſcuopra.

 [170]
Stupiſce Cloridan che tanto core
     Tato amor, tata fede, habbiavn faciullo.
     E cerca assai (perche gli porta amore)
     Di fargli quel penſiero irrito e nullo:
     Ma non gli vai, perch’ un ſi gran dolore
     Non riceue conſorto ne traſtullo,
     Medoro era diſpoſto, o di morire
     O ne la tomba il ſuo Signor coprire.

 [171]
Veduto che noi piega e ch noi muoue
     Cloridan gli riſponde, e verro anch’io,
     Anch’ io vuo pormi a ſi lodeuol pruoue:
     Anch’io famoſa morte amo e diſio:
     Qua] coſa fará mai che piú mi gioue
     S’io reſto ſenza te Medoro mio?
     Morir teco con l’arme, e meglio molto
     Che poi di duol, s’ auuien che mi ſii tolto