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[156]
I Mori fur quel giorno in gran periglio
Che’n Pagania non ne tornane teſta:
Ma’l ſaggio Re di Spagna da di piglio
E ſé ne va con quel che in man gli reſta,
Reſtar in danno tien miglior conſiglio
Che tutti i denar perdere, e la veſta,
Meglio e ritrarſi, e ſaluar qualche ſchiera
Ch ſtado, eſſer cagio che’l tutto pera
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Verſo glialloggiamenti i ſegni inula
Ch’eron ferrati d’argine, e di ſoſſa:
Con Stordilan: col Re d’Andologia:
Col Portugheſe, in vna ſquadra groſſa,
Manda a pregar il Re di Barbaria
Che ſi cerchi ritrar meglio che poſſa,
E ſé quel giorno la perſona e’l loco
Potrá ſaluar: non haura fatto poco,
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Quel Re che ſi tenea ſpacciato al tutto
Ne mai credea piú riueder Biſerta,
Che con viſo ſi horribile e ſi brutto
Vii quáco non hauea Fortuna eſperta,
S’allegro che Marſilio hauea ridutto
Parte del campo in ſicurezza certa,
Et a ritrarſi comincio: e a dar volta
Alle bandiere, e ſé ſonar raccolta.
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Ma la piú parte de la gente rotta
Ne tromba ne tambur ne ſegno aſcolta,
Tanta ſu la viltá, tanta la dotta
Ch’ in Senna ſé ne vide affogar molta,
11 Re Agramante vuol ridur la ſrotta
Seco ha Sobrino, e va ſcorredo in volta
E con lor s’ affatica ogni buon Duca
Che ne i ripari il campo ſi riduca.
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Ma ne il Re, ne Sobrin, ne Duca alcuno
CO prieghi: con minacele, con affanno:
Ritrar può il terzo (non ch’io dica ognuno)
Doue l’infegne mal ſeguite vanno:
Morti o ſuggiti ne ſon dua, per vno
Che ne rimane, e quel non ſenza danno
Ferito e chi di dietro, e chi dauanti
Ma trauagliati e laſſi tutti quanti.
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E con gran tema ſin dentro alle porte
De i ſorti allogiamèti hebbon la caccia,
Et era lor quel luogo ancho mal ſorte
Con ogni proueder che vi ſi faccia:
Che ben pigliar nel crin la buona ſorte
Carlo ſapea quando volgea la faccia,
Se non venia la notte tenebroſa
Ch ſiacco il fatto, & acqueto ogni coſa.
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Dal Creator accelerata ſorſè,
Che de la ſua fattura hebbe pietade,
Ondeggio il ſangue per capagna, e corſe
Come vn gran fiume, e dilago le ſtrade,
Ottanta mila corpi numerorſe
Che fur quel di meſſi per ſil di ſpade,
Villani e lupi vſcir poi de le grotte
A diſpogliargli e a deuorar la notte.
[163]
Carlo non torna piú dentro alla terra
Ma contra gli nimici ſuor s’accampa,
Et in aſſedio le lor tende ferra
Et alti e ſpeſſi ſuochi intorno auampa,
Il Pagan ſi prouede, e caua terra
Foſſi e ripari e baſtioni ſtampa:
Va riuedendo e tien le guardie deſte
Ne tutta notte mai l’arme ſi fueſte.