Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/255

 [124]
Quiui con Griphon dando il Paladino
     Viene Aquilante, e lo conoſce toſto
     Che parlar col ſratel l’ode vicino,
     E il voler cangia ch’era mal diſpoſto:
     Giungean molti di quei di Norandino
     Ma troppo non ardian venire accorto,
     E tanto piú: vedendo i parlamenti
     Stallano cheti, e per vdire intenti,

 [125]
Alcun ch’intende quiui eſſer Marphiſa
     Che tiene al mòdo il v.íto in eſſer ſorti-.
     Volta il cauallo, e Norandino auiſa
     Che s’ hoggi nò vuol pder la ſua corte,
     Proueggia, prima che ſia tutta vcciſa
     Di man Trarla a Teſiphone, e alla morte
     Perche Marphiſa veramente e ſtata
     Che l’armatura in piazza gliha leuata.

 [126]
Come Re Norandino ode quel nome
     Coſi temuto per tutto Leuante,
     Che facea a molti acho arricciar le chiome
     Ben che ſpeffo da lor foſſe diſtante
     E certo, che ne debbia venir, come
     Dice quel ſuo: ſé non prouede inante
     Perno gli ſuoi che giá mutata l’ira
     Hano in timore, a ſé richiama e tira.

 [127]
Da l’atra parte i ſigli d’Oliuiero,
     Co Sanſonetto, e col ſigliuol d’Othone
     Supplicando a Marphiſa, tanto fero
     Che ſi die ſine alla crudel tenzone,
     Marphiſa giunta al Re con viſo altiero
     Diſſe, io non ſo Signor con che ragione
     Vogli qſt’ arme dar che tue non ſono:
     Al vincitor de le tue gioſtre in dono?

 [128]
Mie ſono l’arme, e’n mezo de la via
     Che vien d’Arméia, vn giorno le laſciai
     Perche ſeguire a pie mi conuenia
     Vn rubator, che m’hauea oſſeſa assai:
     E la mia inſegna teſtimon ne ſia
     Che qui ſi vede, ſé notitia n’ hai:
     (E la moſtro ne la corazza impreffa)
     Ch’ era in tre parti vna corona fetta.

 [129]
Glie ver (riſpoſe il Re) che mi fur date
     v Son pochi di) da un mercatate Arméo
     E ſé voi me l’haueſſe domandate
     l’haureſte hauute, o voſtre o no che ſieno
     Ch’auèga ch’a Griphon giá l’ho donate
     Ho tanta fede in lui, che non dimeno
     Accio a voi darle haueſſi anche potuto
     Volètieri il mio don m’hauria renduto.

 [130]
Non biſogna allegar, per farmi fede
     Che voſtre ſien, che tèga voſtra iſegna,
     Baſti il dirmelo voi, che vi ſi crede
     l’in, ch’aqual’altro teſtimonio vegna,
     Che voſtre ſian voſtr’arme, ſi conciede
     Alla virtú di maggior premio degna,
     Hor ve l’habbiate, e piú non ſi contéda
     E Griphon maggior pmio da me preda.

 [131]
Griphon, ch poco a cor hauea qll’arme
     Ma gran dillo che’l Re ſi ſatisfaccia,
     (Gli diſſe) assai potete compenſarme
     Se mi fate ſaper ch’io vi compiaccia:
     Tra ſé diſſe Marphiſa, eſſer qui parme
     L’honor mio i tutto, e co benigna faccia
     Volle a Griphon de l’arme eſſer corteſe
     E ſinalmente in don da lui le preſe.