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Coni’ ella vide Adolfo e Sanſonetto
Ch’ appretto le venian co l’arme indotto
Prodi guerrier le paruero all’aſpetto
Ch’eráo ábeduo gradi, e di buono otto,
E perche di prouarſi hauria diletto
Per isſidarli hauea il deſtrier giá moſſo
Quando affittando l’occhio piú vicino,
Conoſciuto hebbe il Duca Paladino.
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De la piaceuolezza le ſouenne
Del cauallier, quado al Cathai ſeco era
E lo chiamo per nome, e non ſi tenne
La man nel guanto, e alzoſſi la viſiera,
E con gran feſta ad abbracciarlo venne:
Come che fopra ogn’ altra ſotte altiera:
Non men da l’altra parte riuerente
Fu il Paladino alla Donna eccellente.
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Tra lor ſi domandaron di lor via
E poi ch’Aſtolfo (che prima riſpofe)
Narro, come a Damaſco ſé ne giá
Doue le genti in arme valoroſe
Hauea inuitato il Re de la Soria
A dimoſtrar lor opre virtuoſe,
Marphiſa ſemp a far grá pruoue acceſa
Voglio eſſer co voi (ditte) a qſta impſa.
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Somamente hebbe Aſtolfo grata queſta
Compagna d’arme, e coſi Sanſonetto:
Furo a Damaſco il di inanzi la feſta
E di ſuora nel borgo hebbon ricetto,
E fin’ allhora che dal ſonno detta
l’Aurora il vecchiarel giá ſuo diletto,
Quiui ſi ripoſar con maggior agio
Che ſé fmontati foſſero al palagio.
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E poi che’l miouo Sol lucido e chiaro
Per tutto ſparfi hebbe i ſulgenti raggi
La bella Dona e i duo guerrier s’ armaro
Mandato hauédo alla citta meſſaggi
Che come tempo ſu, lor rapportaro
Che per veder ſpezzar ſraſſini e faggi
Re Norandino era venuto al loco
C hauea conſtituito al fiero gioco.
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Senza piú indugio alla citta ne vanno
E per la via maeſtra alla gran piazza
Doue aſpettando il real ſegno, ſtanno
Quinci e qndi i guerrier di buona razza
I premii che quel giorno ſi daranno
A chi vince, e vno ſtocco & vna mazza,
Guerniti riccamente, e vn deſtrier quale
Sia conueneuol dono a vn Signor tale.
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Hauendo Norandin fermo nel core
Che come il primo pgio, il ſecodo acho
E d’ambedue le gioſtre, il ſórno honore
Si debba guadagnar Griphone il biaco:
Per dargli tutto quel e’ huom di valore
Dourebbe hauer, ne debbe far co máco,
Poſto con l’arme in qſto vltimo pgio
Ha ſtocco e mazza, e dſtrier molto egregio.
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L’arme che ne la gioſtra fatta dianzi
Si doueano a Griphon, che’l tutto vinſe
Et che vſurpate hauea con triſti auanzi
Martano che Griphone eſſer ſi ſinſe,
Quiui ſi fece il Re pendere inanzi
E il bè guernito ſtocco a qlle cinſe
E la mazza all’arcion del deſtrier mette
PerchGriphò l’u pgio, e l’altro haueffe.