Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/252


 [100]
Coni’ ella vide Adolfo e Sanſonetto
     Ch’ appretto le venian co l’arme indotto
     Prodi guerrier le paruero all’aſpetto
     Ch’eráo ábeduo gradi, e di buono otto,
     E perche di prouarſi hauria diletto
     Per isſidarli hauea il deſtrier giá moſſo
     Quando affittando l’occhio piú vicino,
     Conoſciuto hebbe il Duca Paladino.

 [101]
De la piaceuolezza le ſouenne
     Del cauallier, quado al Cathai ſeco era
     E lo chiamo per nome, e non ſi tenne
     La man nel guanto, e alzoſſi la viſiera,
     E con gran feſta ad abbracciarlo venne:
     Come che fopra ogn’ altra ſotte altiera:
     Non men da l’altra parte riuerente
     Fu il Paladino alla Donna eccellente.

 [102]
Tra lor ſi domandaron di lor via
     E poi ch’Aſtolfo (che prima riſpofe)
     Narro, come a Damaſco ſé ne giá
     Doue le genti in arme valoroſe
     Hauea inuitato il Re de la Soria
     A dimoſtrar lor opre virtuoſe,
     Marphiſa ſemp a far grá pruoue acceſa
     Voglio eſſer co voi (ditte) a qſta impſa.

 [103]
Somamente hebbe Aſtolfo grata queſta
     Compagna d’arme, e coſi Sanſonetto:
     Furo a Damaſco il di inanzi la feſta
     E di ſuora nel borgo hebbon ricetto,
     E fin’ allhora che dal ſonno detta
     l’Aurora il vecchiarel giá ſuo diletto,
     Quiui ſi ripoſar con maggior agio
     Che ſé fmontati foſſero al palagio.

 [104]
E poi che’l miouo Sol lucido e chiaro
     Per tutto ſparfi hebbe i ſulgenti raggi
     La bella Dona e i duo guerrier s’ armaro
     Mandato hauédo alla citta meſſaggi
     Che come tempo ſu, lor rapportaro
     Che per veder ſpezzar ſraſſini e faggi
     Re Norandino era venuto al loco
     C hauea conſtituito al fiero gioco.

 [105]
Senza piú indugio alla citta ne vanno
     E per la via maeſtra alla gran piazza
     Doue aſpettando il real ſegno, ſtanno
     Quinci e qndi i guerrier di buona razza
     I premii che quel giorno ſi daranno
     A chi vince, e vno ſtocco & vna mazza,
     Guerniti riccamente, e vn deſtrier quale
     Sia conueneuol dono a vn Signor tale.

 [106]
Hauendo Norandin fermo nel core
     Che come il primo pgio, il ſecodo acho
     E d’ambedue le gioſtre, il ſórno honore
     Si debba guadagnar Griphone il biaco:
     Per dargli tutto quel e’ huom di valore
     Dourebbe hauer, ne debbe far co máco,
     Poſto con l’arme in qſto vltimo pgio
     Ha ſtocco e mazza, e dſtrier molto egregio.

 [107]
L’arme che ne la gioſtra fatta dianzi
     Si doueano a Griphon, che’l tutto vinſe
     Et che vſurpate hauea con triſti auanzi
     Martano che Griphone eſſer ſi ſinſe,
     Quiui ſi fece il Re pendere inanzi
     E il bè guernito ſtocco a qlle cinſe
     E la mazza all’arcion del deſtrier mette
     PerchGriphò l’u pgio, e l’altro haueffe.