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Colui che ſu de tuti i vitii il vaſo
Riſpofe, alto Signor dir non ſapria
Chi ſia coſtui, ch’io l’ho trouato a caio
Venendo d’Antiochia, in ſu la via,
Il ſuo ſembiante ni’ hauea perſuaſo
Che foſſe degno di mia compagnia,
Ch’intefa non n’ hauea pruoua ne viſta
Se non qlla che fece hoggi assai triſta.
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Laqual mi ſpiacque ſi, che reſto poco
Che per punir l’eſtrema ſua viltade.
No gli faceſſi allhora allhora vn gioco
Che non toccaſſe piú lance ne ſpade,
Ma hebbi piú ch’allui riſpetto al loco
E riuerentia a voſtra Maeſtade,
Ne per me voglio che gli ſia guadagno
L’effermi ſtato vn giorno o dua 9pagno.
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Di che contaminato ancho eſſer parme,
E fopra il cor mi fará eterno peſo
Se co vergogna del meſtier de l’arme
Io lo vedrò da noi partire illeſo:
E meglio che laſciarlo, ſatisfarme
Potrete, ſé fará d’un merlo impeſo:
E ſia lodeuol’opra e (ignorile:
Perch’el ſia eſépio e ſpecchio ad ognivile
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Al detto ſuo Martano Horrigille haue
Senza accennar confermatrice preſta,
Non ſon (riſpoſe il Re) l’opre ſi praue
Ch’ al mio parer v’ habbia d’ adar la teſta
Voglio per pena del peccato graue
Che ſol rinuoui al populo la feſta
E toſto a vn ſuo Baron che ſé venire
Impoſe quanto haueſſe ad eſequire,
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Quel Baron molti armati ſeco tolſe
Et alla porta della terra ſcefe,
E quiui con ſilentio li raccolſe,
E la venuta di Griphone atteſe,
E nel entrar ſi d’ improuiſo il colſe
Che ſra i duo ponti a ſaluaméto il preſe
E Io ritenne con beſſe e con ſcorno
In vna oſcura ſtanza in fin’ al giorno.
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Il Sole a pena hauea il dorato crine
Tolto di grembio alla nutrice antica,
E cominciaua da le piaggie alpine
A cacciar l’ombre, e far la cima aprica,
Qií temédo il vii Martan, ch’ai ſine
Griphone ardito la ſua cauſa dica,
E ritorni la colpa ond’ era vſcita
Tolſe licentia, e fece indi partita.
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Trouando idonia ſcufa al priego regio
Che no ſtia allo ſpettacolo ordinato,
Altri doni gli hauea fatto, col pregio
De la non ſua vittoria, il Signor grato,
E fopra tutto vn’ ampio priuilegio
Dou’era d’alti honori al ſommo ornato,
Laſcianlo andar, ch’io vi pmetto certo
Che la mercede haura ſecodo il merto.
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Fu Griphò tratto a gravergogna in piazza
Quádo piú ſi trouo piena di gente,
Glihauean Iellato l’elmo e la corazza:
E laſciato in farſetto assai vilmente,
E come il conduceſſero alla mazza
Porto l’hauean fopra vn carro eminéte:
Che lento lento tirauan due vacche
Da lunga fame attenuate e fiacche.