Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/233


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Di queſto ho da contami piú di ſotto,
     Hor diro di Griphon ch’alla ſu a giunta
     Vn paio e piú di lancie trouo rotto
     Menato piú d’un taglio e d’una punta,
     De i piú cari e piú ſidi al Re fur’otto
     Che quiui inſieme hauean lega cógiuta
     Gioueni in arme pratichi & induſtri
     Tutti o Signori o di famiglie illuſtri.

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Quei riſpondean ne la sbarrata piazza
     Per vn di ad vno ad vno, a tutto’l modo,
     Prima co lancia e poi co ſpada o mazza,
     Fin ch’al Re di guardarli era giocondo,
     E ſi ſorauan ſpeffo la corazza,
     Per giuoco in ſomma qui facean, fecódo
     Fan gli nimici capitali, eccetto
     Che potea il Re partirli a ſuo diletto.

 [86]
Quel d’Antiochia vn’huom seza ragione
     Che Martano il codardo nominone,
     Come ſé de la ſorza di Griphone
     Poi ch’era ſeco, participe foſſe,
     Audace entro nel Martiale agone,
     E poi da canto ad aſpettar fermoſſe
     Sin che ſiniſce vna battaglia ſiera
     Che tra duo cauallier cominciata era.

 [87]
Il Signor di Seleucia di quell’uno
     Ch’a foſtener l’impreſa haueano tolto,
     Còbattèdo in quel tépo con Ombrano
     Lo feri d’una punta in mezo’l volto,
     Si che l’uccife, e pietá n’ hebbe ognuno,
     Perche buon cauallier lo tenean molto,
     Et oltra la bontade, il piú corteſe
     Non era ſtato in tutto quel paeſe.

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Veduto ciò Martano hebbe paura
     Che parimente a ſé no auueniſſe,
     E ritornando ne la ſua natura
     A penſar comincio come ſugiſſe
     GriphO che gliera appſſo e n’ hauea cura
     Lo ſpinfe pur, poi ch’assai fece e diſſe,
     Cotra vn gètil guerrier, che s’ era moſſo
     Come ſi ſpinge il Cane al Lupo adoſſo.

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Che dieci paſſi gli va dietro o venti
     E poi ſi ferma, & abbaiando guarda
     Come digrigni i minaccioſi denti
     Cóe ne gliocchi horribil fuoco gli arda
     Quiui ou’ erano e principi preſenti
     E tanta gente nobile e gagliarda,
     Fuggi lo’ncontro il timido Martano,
     E torſe M ſreno e’I capo a delira mano.

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Pur la colpa potea dar al cauallo
     Chi di ſcufarlo haueſſe tolto il peſo,
     Ma con la ſpada poi ſé ſi gran fallo
     Che non P hauria Demoſthene difeſo,
     Di charta armato par, non di metallo
     Si teme da ogni colpo eſſere ofTefo,
     Fuggeſi al ſine, e gliordini diſturba
     Ridendo intorno allui tutta la turba.

 [91]
II batter de le mani il grido intorno
     Se gli leuo del populazzo tutto,
     Come Lupo cacciato ſé ritorno
     Martano in molta fretta al ſuo ridutto,
     Reſta Griphone e gli par de lo ſcorno
     Del ſuo copagno eſſer macchiato e brutto
     Eſſer vorrebbe ſtato i mezo il ſoco
     Piú toſto che trouarſi in queſto loco.