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La ſpeme (ditte il Re) mi fa venire
C ho di ſaluarti, e tutti queſti teco,
E s’io noi poſſo far, meglio e morire
Che ſenza te mio Sol viuer poi cieco,
Come io ci venni mi potrò partire
E voi tutt’ altri ne verrete meco
Se no haurete, come io no ho hauuto,
Schiuo a pigliare odor d’animai bruto.
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La ſraude inſegno a noi, che còtra il naſo
De l’Orco, ífegno allui la moglie d’effo
Di veſtirci le pelli in ogni caſo
Ch’egli ne palpi ne l’uſcir del feſſo,
Poi che di queſto ognun ſu perſuaſo
Quanti de l’un quanti de l’altro feſſo
Ci ritrouiamo, vccidian tanti becchi
Quelli ch piú fetea ch’eran piti vecchi.
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Ci vngemo i corpi dí quel graſſo opimo
Che ritrouiamo all’inteſtina intorno,
E de P horride pelli ci veſtimo.
In tato vſci da l’aureo albergo il giorno
Alla ſpelonca come apparue il primo
Raggio del Sol, fece il paſtor ritorno,
E dando ſpirto alle ſonore canno
Chiamo il ſuo gregge ſuor de le capane
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Tenea la mano al buco de la tana
Accio col gregge non vſciſſi noi
Ci predea al varco, e quado pelo o lana
Sentia fu’l doſſo, ne laſciaua poi,
Huomini e done vſcimmo p ſi ſtrana
Srada, coperti da gl’hirſuti cuoi,
E l’Orco alcun di noi mai non ritenne,
Fin che con gran timor Lucina venne.
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Lucina, o foſſe perdi’ ella non volle
Vngerſi, come noi, che ſchiuo n’ hebbe,
O e’ haueſſe l’andar piú lento e molle
Che P imitata beſtia non haurebbe:
O quando l’Orco la groppa toccolle
Gridaſſe, per la tema che le accrebbe.
O che ſé le feioglieffero le chiome
Sentita ſu, ne ben ſo dirui come.
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Tutti erauam ſi intenti al caſo noſtro
Ch no hauèmo gliocchi a glialtrui fatti.
Io mi riuolſi al grido, e vidi il Moſtro
Che giá gl’hirſuti ſpogli le hauea tratti,
E fattola tornar nel cauo chioſtro:
Noi altri dentro a noſtre gonne piatti
Col gregge adamo oue’l paſtor ci mena
Tra verdi colli in vna piaggia amena.
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Quiui attediamo inſili ch ſtefo all’obra
D’un boſco opaco il naſuto Orco dorma
Chi lago il mar, chi verfo’I mote ſgóbra
Sol Noradin nò vuol ſeguir noſtr’orma
L’amor de la ſua donna ſi lo’ngombra
Ch’alia grotta tornar vuol ſra la torma,
Ne partirtene mai fin’ alla morte
Se non racquiſta la fedel conſorte.
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Che qn diazi hauea all’uſcir del chiuſo
Vedutala reſtar captiua ſola.
Fu per gittarſi dal dolor confuſo
Spontaneamente alvorace Orco in gola,
E ſi moſſe e gli corte inſino al muſo,
Ne ſu lontano a gir ſotto la mola,
Ma pur lo tenne in mandra la ſperanza
C hauea di trarla anchor di qlla ſtanza.