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A cui non par c’habbi’a baſtar lor fame,
C’habbi’i! lor ventre a capir tata carne,
E chiaman Lupi di piú ingorde brame
Da boſchi oltramontani a diuorarne,
Di Traſimeno l’infepulto oſſame
E di Cane e di Trebia poco panie
Verſo quel che le ripe e i campi ingraſſa
Dou’Ada e Mella, e Reco, e Tarro paſſa
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Hor Dio conſente che noi ſian puniti
Da populi di noi ſorſè peggiori,
Per li multiplicati & inſiniti
Noſtri neſandi obbrobrioſi errori,
Tempo verrá, ch’a depredar lor liti
Andremo noi, ſé mai faren migliori,
E che i peccati lor giungano al ſegno
Che l’eterna bontá muouano a ſdegno.
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Doueano allhora hauer gli ecceſſi loro
Di Dio turbata la ſerena ſronte,
Ch ſcorſe ogni lor luogo il Turco e’l Moro
Con ſtupri, vcciſion, rapine, & onte
Ma piú di tutti glialtri danni, ſoro
Grauati dal furor di Rodomonte,
Diſſi e’ hebbe di lui la nuoua Carlo
E che’n piazza venia per ritrouarlo.
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Vede tra via la gente ſua troncata
Arſi i palazzi e minati i templi,
Gran parte de la terra deſolata,
Mai non ſi vider ſi crudeli eſempli,
Doue ſuggite turba ſpauentata,
Non e tra voi chi’l danno ſuo cótempli ?
Che citta che refugio piú vi reſta
Quando ſi perda ſi vilmente queſta?
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Dunqj vn huom ſolo in voſtra terra pſo
Cinto di mura onde non può ſuggire:
Si partirá che non l’haurete oſſeſo
Quando tutti v’ haura fatto morire?
Coſi Carlo dicea: che d’ira acceſo
Tanta vergogna non potea patire.
E giunſe doue inanti alla gran corte
Vide il Pagan por la ſua gete a morte.
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Quiui gran parte era del populazzo
Sperandoui trouare aiuto, aſceſa,
E’erche ſorte di mura era il palazzo
Con munition da far lunga difeſa,
Rodomonte d’orgoglio e d’ira pazzo
Solo s’ hauea tutta la piazza preſa
E l’una man che pzza il mondo poco
Ruota la ſpada, e l’altra getta il fuoco,
[10]
E de la regal caſa alta e ſublime
Percuote e riſuonar fa le gran porte,
Gettan le turbe da le eccelſe cime
E merli, e torri, e ſi meton per morte,
Guaſtare i tetti non e alcun che ſtime,
E legne, e pietre, vanno ad vna ſorte
I.aſtre, e colonne, e le dorate traui
Che ſuro in prezzo agli lor padri e agli aui
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Sta ſu la porta il Re d’ Algier lucente
Dichiaro acciar ch’I capo gliarma e’l buſto
Come vſcito di tenebre ſerpente
Poi e’ ha laſciato ogni ſqualor vetuſto
Del nuouo ſcoglio altiero e che ſi ſente
Ringiouenito e piú che mai robuſto
Tre lingue vibra, & ha ne gliocchi ſoco
Douunqj paſſa ogn’ animai da loco