Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/215


 [30]
Mandato hauea fei mila fanti arcieri
     Sotto l’altiera inlegna d’Odoardo
     E duo mila caualli e piú, leggieri:
     Dietro alla guida d’Ariman gagliardo,
     E mandati gli hauea per li ſentieri
     Chevano e végon dritto al mar Picardo
     Ch’a porta fan Martino, e fan Dionygi
     Entraffero a ſoccorſo di Parigi.

 [31]
I cariaggi e glialtri impedimenti
     Con lor fece drizzar per queſta ſtrada,
     Egli con tutto il reſto de le genti
     Piú fopra andò girando la contrada,
     Seco hauean naui, e ponti, & argumenti
     Da paſſar Senna, che non ben ſi guada,
     l’affato ogn’ uno, e dietro i ponti rotti
     Ne le lor ſchiere ordío Ingleſi e Scotti.

 [32]
Ma prima quei Baroni e Capitani
     Rinaldo intorno hauendoſi ridutti:
     Sopra la riua ch’alta era da i piani
     Si che poteano vdirlo e veder tutti
     Diſſe, Signor ben a leuar le mani
     Hauete a Dio, che q v’habbia condutti.
     Accio dopo vn breuiffimo ſudore
     Sopra ogni nation vi doni honore.

 [33]
Per voi faran dui principi ſaluati
     Se leuate l’aſſedio a quelle porte
     Il voſtro Re, che voi ſete vbligati
     Da ſeruitu difendere, e da morte
     Et vno Imperator de piú lodati
     Ch mai tenuto al mòdo habbiano corte,
     E con loro altri Re, Duci e Marcheſi,
     Signori, e Cauallier di piú paeſi.

 [34]
Si che ſaluando vna citta, non ſoli
     Parigini vbligati vi faranno,
     Che molto piú che per li proprii duoli
     Timidi afflitti e sbigottiti ſtanno
     Per le lor mogli, & per li lor ſigliuoli
     Ch’ a vn medeſmo pericolo ſeco hanno,
     E per le fante vergini richiufe,
     C’hoggi non ſien de i voti lór delufe.

 [35]
Dico, ſaluando voi queſta cittade
     V’ubligate non ſolo i Parigini,
     Ma dogn’ intorno tutte le contrade,
     Non parlo ſol de i populi vicini,
     Ma non e terra per Chriſtianitade
     Che non habbia qua dentro cittadini.
     Si che vincendo, hauete da tenere
     Ch piú ch Fracia v’habbia obligo hauere.

 [36]
Se donaua gli antiqui vna corona
     A chi ſaluaſſe a vn cittadin la vita,
     Hor che degna mercede a voi ſi dona ?
     Saluando multitudine inſinita?
     Ma ſé da inuidia, o da viltá, ſi buona
     K ſi ſanta opra rimarrá impedita
     Credetemi, che preſe quelle mura
     Ne Italia ne Lamagna ancho e ſicura.

 [37]
Ne qualunque altra parte oue s’ adori
     Quel che volſe p noi péder fu’l legno.
     Ne voi crediate hauere lontani i Mori
     Ne che pel mar ſia ſorte il voſtro regno,
     Che s’ altre volte quelli vſcendo ſuori
     Di Zibeltaro, e del Herculeo ſegno
     Riportar prede da l’Iſole voſtre,
     Ch farano hor, s’ hauran le terre noſtre?