Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/210


 [96]
Ouiui lo trouan che diſegna, a ſronte
     Del Caliſe d’Egytto vna ſortezza,
     E circondar vuole il Caluario monte
     Di muro di duo miglia di lunghezza,
     Da lui raccolti fur con quella ſronte
     Ch può d’ Sterno amor dar piú chi
     E dentro accopagnati, e con grade agio
     Fatti alloggiar nel ſuo real palagio.

 [97]
Hauea in gouerno egli la terra, e in vece
     Di Carlo, vi reggea l’imperio giuſto
     Il Duca Aſtolfo a coſtui dono fece
     Di ql ſi grande e ſmiſurato buſto
     Ch’a portar peſi, gli varrá per diece
     Beſtie da ſoma, tanto era robuſto
     Diegli Aſtolfo il Gigáte, e diegli appſſo
     La rete ch’in ſua ſorza l’hauea meſſo.

 [98]
Sanſonetto all’incontro al Duca diede
     Per la ſpada vna cinta ricca e bella,
     E diede ſpron per l’uno e l’altro piede
     Che d’Oro hauean la ſibbia e la girella,
     Ch’effer del Cauallier ſtati ſi crede
     Che libero dal Drago la Donzella,
     Al Zaffo hauuti con molt’ altro arneſe
     Sanſonetto glihauea quando lo preſe..

 [99]
Purgati de lor colpe a vn monaſterio
     Che daua di ſé odor di buoni eſempii
     De la paſſion di Chriſto ogni myſterio
     Contemplando n’andar per tutti i tepii
     C’hor con eterno obbrobrio e vituperio
     A gli Chriſtiani vſurpano i Mori empii,
     l’Europa ei arme e di far guerra agogna
     In ogni parte, ſuor ch’oue biſogna.

 [100]
Mentre hauean quiui l’animo diuoto
     A perdonanze e a cerimonie intenti
     Vn peregrin di Grecia a Griphon noto
     Nouelle gli areco graui e pungenti:
     Dal ſuo primo diſegno, e lungo voto
     Troppo diuerſe, e troppo differenti:
     E quelle il petto gl’infiammaron tanto
     Che gli ſcacciar l’oration da canto.

 [101]
Amaua il cauallier per ſua ſciagura
     Vna donna e’ hauea nome Horrigille:
     Di piú bel volto e di miglior ſtatura
     Non ſé ne ſceglierebbe vna ſra mille,
     Ma diſleale, e di ſi rea natura,
     Che potreſti cercar cittadi e ville
     La terra ferma, e l’Iſole del mare
     Ne credo ch’una le trouaffi pare.

 [102]
Ne la citta di Conſtantin laſciata
     Graue l’hauea di febbre acuta e ſiera,
     Hor quando riuederla alla tornata
     Piú che mai bella, e di goderla ſpera,
     Ode il meſchin ch’in Antiochia andata,
     Dietro vn ſuo nuouo amate, ella ſé n’era
     Non le parendo hormai di piú patire
     C’habbia in ſi ſreſca etá ſola a dormire.

 [103]
Da indi in qua e’ hebbe la triſta nuoua
     Soſpiraua Griphon notte e di ſempre:
     Ogni piacer ch’a glialtri aggrada e gioua
     Par ch’a coſtui piú l’animo diſtépre,
     Penſilo ognun ne li cui danni pruoua
     Amor, ſé li ſuoi ſtrali han buone tépre,
     Et era graue fopra ogni martire
     Che’l mal e’ hauea ſi vergognaua a dire.