Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/206


 [64]
E che quindici mila ſuoi vaſalli
     Che ſon Chriſtiani rinegati tutti,
     Con mogli, con famiglie, e con caualli
     Ha ſotto vn tetto ſol, quiui ridutti,
     Aſtolfo veder vuole, oue s’ aualli
     E quanto il Nilo entri ne i fallí ſlutti
     A Damiata, c’hauea quiui inteſo
     Qualunqj paſſa reſtar morto o preſo.

 [65]
Perho ch’in ripa al Nilo in ſu la ſoce
     Si ripara vn ladron dentro vna torre,
     Ch’ a paeſani e a peregrini nuoce
     E fin’ al Chairo ognun rubando ſcorre:
     Non gli può alcun refiſtere, & ha voce
     Che l’huom gli cerca í van la vita torre,
     Cento mila ferite egli ha giá haut’to,
     Ne vcciderlo perho mai s’ e potuto.

 [66]
Per veder ſé può far rompere il ſilo
     Alla Parca di lui, ſi che non viua
     Aſtolfo viene a ritrouareHorrilo,
     (Coſi hauea nome) e a Damiata arriua,
     Et indi paſſa oue entra in mare il Nilo
     E vede la gran torre in ſu la riua
     Doue s’ alberga l’anima incantata
     Che d’un Folletto nacq3, e d’una Fata.

 [67]
Quiui ritruoua che crudel battaglia
     Era tra Horrilo, e dui guerrieri acceſa
     Horrilo e ſolo, e ſi que dui trauaglia
     Ch’ a gran fatica gli puon far difeſa,
     E quanto in arme l’uno e l’altro vaglia
     A tutto il mondo la fama paleſa,
     Queſti erano i dui ſigli d’ Oliuero
     Griphone il bianco, & Aqlante il nero.

 [68]
Glie ver che’l Negromante venuto era
     Alla battaglia con vantaggio grande
     Che ſeco tratto in capo hauea vna ſera
     Laqual ſi truoua ſolo in quelle bande,
     Viue fu’l lito, e dentro alla riuera
     E i corpi humani ſon le ſue viuande
     De le perſone miſere & incaute
     De viandanti, e d’infelici naute.

 [69]
La beſtia ne l’arena appreſſo al porto
     Per man de i duo ſratei morta giacea:
     E per queſto ad Horril non ſi fa torto
     S’ a vn tempo l’uno e l’altro gli nocea,
     Piú volte l’ha ſmébrato, e nò mai morto
     Ne per ſmèbrarlo vccider ſi potea:
     Che ſé tagliato, o mano, o gamba gli era
     La rapiccaua che parea di cera.

 [70]
Hor fin’ a denti il capo gli diuide
     Griphone, hor Aquilante fin’ al petto,
     Egli de i colpi lor ſempre ſi ride
     S’ adiran’ eſſi che non hanno effetto,
     Chi mai d’ alto cader l’argento vide
     Ch gli Alchimiſti hano Mercurio detto
     E ſpargere e raccor tutti i ſuo membri
     Sentendo di coſtui, ſé ne rimembri.

 [71]
Se gli ſpiccano il capo, Horrilo ſcende
     Ne ceſſa brancolar ſin che lo truoui,
     Et hor pel crine & hor pel naſo il prede
     Lo ſalda al collo, e nò ſo co che chioui
     Pigliai talhor Griphon, e’l bracio ſtéde
     Nel ſiue il getta, e nò par ch’ácho gioui
     Ch nuota Horrilo al fondo eoe vn peſce
     E col ſuo capo ſaluo alla ripa eſce.