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Metto all’incontro la morte d’un ſolo
Alla ſalute di gente inſinita,
Vattene in pace (riſpofe) ſigliuolo
Dio mandi, in difenſion de la tua vita
L’Archangelo Michel dal ſommo polo
E benedillo il ſemplice Eremita,
Aſtolfo lungo il Nil tenne la ſtrada
Sperando piú nel ſuon che ne la ſpada.
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Giace tra l’alto fiume e la palude
Picciol ſentier ne l’arenofa riua
La ſolitaria caſa lo richiude
D’humanitade e di cómercio priua:
Son ſiſſe intorno teſte, e membra nude
De l’infelice gente che v’arriua:
Non v’e fineſtra, non v’e merlo alcuno
Onde penderne almen nò ſi veggia vno.
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Qual ne le alpine ville, o ne cartelli
Suol cacciator che gra perigli ha ſcorfi
Su le porte attaccar l’hirfute pelli
L’horride zampe, e i groſſi capi d’Orfi,
Tal dimoſtraua il ſier Gigante, quelli
Che di maggior virtú gli erano occorſi:
D’altri inſiniti, ſparfe appaion l’oſſa
Et e di ſangue human piena ogni ſoſſa.
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Staſſi Caligorante in ſu la porta
(Ch coſi ha nome il diſpietato moſtro)
Ch’orna la ſua magion di gente morta
Come alcun ſuol de pani d’oro o d’oſtro
Coſtui per gaudio a pena ſi comporta
Come il Duca lontan ſé gli e dimoſtro,
Ch’eran duo meſi, e il terzo ne venia
Che non ſu cauallier per quella via.
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Ver la palude ch’era ſcura e ſolta
Di verdi canne, in gran fretta ne viene,
Che diſegnato hauea correre in volta
E vſcire al Paladin dietro alle ſchene,
Che ne la rete, che tenea ſepolta
Sotto la polue, di cacciarlo ha ſpene,
Come hauea fatto glialtri peregrini
Che quiui tratto hauean lor rei deſtini.
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Come venire il Paladin lo vede
Ferma il deſtrier, non ſenza gra ſoſpetto
Che vada in quelli lacci a dar del piede,
Di ch il buò Vecchiarel gli hauea pdetto
Quiui il ſoccorſo di ſuo corno chied
E quel ſonando fa l’ufato effetto
Nel cor fere il Gigante che l’aſcolta
Di tal timor, ch’a dietro i paſſi volta.
[54]
Aſtolfo ſuona, e tuttauolta bada
Che gli par ſempre che la rete ſcocchi:
Fugge il fellon, ne vede oue ſi vada
Ch come il core hauea pduti gliocchi,
Tanta e la tema che non fa far ſtrada
Che ne li proprii aguati non trabocchi,
Va ne la rete, e quella ſi diſſerra
Tutto l’annoda: e lo diſtende in terra.
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Aſtolfo ch’andar giú vede il gran peſo
Giá ſicuro per ſé, v’ accorre in fretta:
E con la ſpada in man: d’arcion diſceſo
Va per far di mill’anime vendetta:
Poi gli par che s’ uccidevn che ſia preſo
Viltá piú che virtú ne fará detta,
Che legate le braccia i piedi e il collo
Gli vede ſi, che non può dare vn crollo.