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Sotto la fede entrar (otto la (corta
Di queſto capitan di ch’io ti parlo
Veggio in Italia, oue da lui la porta
Gli fará aperta, alla corona Carlo,
Veggio che’l premio che di ciò riporta
No tien p ſé, ma fa alla patria darlo
Con prieghi ottien ch’in liberta la metta
Doue altri a ſé l’hauria ſorſè ſuggetta.
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Queſta pietá ch’egli alla patria moſtra
E degna di piú honor d’ ogni battaglia,
Ch’in FrScia o í Spagna, o ne la terra vra
Vinceſſe Iulio o i Africa o in Teſſaglia,
Ne il grade Ottauio, ne chi ſeco gioſtra
Di par Antonio, in piú honoráza faglia
Pei geſti ſuoi, ch’ogni lor laude amorza
l’hauere vſato alla lor patria ſorza.
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Queſti & ogn’ altro che la patria tenta
Di libera far ſerua, ſi arrofifea,
Ne doue il nome d’ Andrea Doria ſenta
di leuar gliocchi í viſo d’ huomo ardiſea
Veggio Carlo che’l pmio gli augumèta
Ch’oltre ql ch’in cómun vuol ch ſruiſca
Gli da la ricca terra ch’ai Normandi
Sara principio a farli in Puglia grandi.
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A queſto Capitan non pur corteſe
Il magnanimo Carlo ha da moſtrarfi:
Ma a quáti haura ne le Ceſaree impreſe
Del ſangue lor non ritrouati ſcarfi:
D’hauer citta d’hauer tutto vn paeſe
Donato a vn ſuo fedel, piú ralegrarſi
Lo veggio, e a tutti quei ch ne ſon degni
Che d’acqſtar nuou’ altri iperii e regni.
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Coſi de le vittorie: lequal poi
Ch’un gran numero d’anni fará corſo
Daranno a Carlo i capitani ſuoi:
Facea col Duca Andronica diſcorſo,
E la Compagna in tanto a i venti Eroi
Viene allentado e raccoglièdo il morſo
E fa e’ hor qſto hor quel ppitio l’eſce.
E come vuol li minuifee e creſce.
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Veduto haueano in tanto il mar de Perſi
Come in ſi largo ſpatio ſi dilaghi,
Onde vicini in pochi giorni ferfi
AlGolpho ch nomar gliantiqui Maghi,
Quiui pigliaro il porto, e fur conuerſi
Con la poppa alla ripa, i legni vaghi:
Quindi ſicur d’Alcina e di ſua guerra
Aſtolfo il ſuo camin preſe per terra.
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Paſſo p piú d’un capo, e piú d’un boſco
Per piú d’un mote, e per piú d’una valle,
Oue hebbe ſpeffo all’aer chiaro e al ſoſco
I ladroni hor’ inazi, hor’ alle ſpalle
Vide Leoni e Draghi pien di toſco
Et altre fere attrauerfarfí il calle:
Ma no ſi toſto hauea la bocca al corno,
Che ſpauentati gli ſuggian d’intorno.
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Vien per l’Arabia ch’e detta felice
Ricca di Myrrha, e d’odorato Incèſo,
Che per ſuo albergo l’unica Phenice
Eletto s’ ha, di tutto il mondo immenſo,
Fin che l’onda trouo vendicatrice
Giá d’Ifrael, che per diuin conſenſo
Pharaone ſommerſe e tutti i ſuoi
E poi venne alla terra de gli Heroi.