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CANTO QVINTODECIMO
[1]
Vincaſi o p fortuna o per ingegno
Glie ver che la vittoria ſanguinoſa
Speſſo far ſuole il capitan men degno,
E quella eternamente e glorioſa
E de i diuini honori arriua al ſegno
Quādo feruādo i ſuoi ſenza alcun dano
Si fa che gl’inimici in rotta vanno.
[2]
La voſtra Signor mio ſu degna loda
Quando al Leone in mar tanto feroce
C hauea occupata l’una e l’altra proda
Del Po, da Francolin fin’alla ſoce,
Faceſte ſi, ch’anchor che ruggir l’oda
S’io vedrò voi, non tremerò alla voce,
Come vincer ſi de ne dimoſtraſte
Ch’uccideſte i nemici, e noi faluaſte.
[3]
Queſto il Paga, troppo in ſuo dano audace
No ſeppe far, ch i ſuoi nel ſoſſo ſpife
Doue la ſiamma ſubita e vorace
Non perdono ad alcun, ma tutti eſtinfe,
A tanti non fari a ſtato capace
Tutto il gran ſoſſo, ma il fuoco reſtrinfe
Reſtrinfe i corpi e in polue li riduſſe,
Accio c’habile a tutti il luogo ſuſſe.
[4]
Vndici mila & otto fopra venti
Si ritrouar ne l’affocata buca
Che v’erano diſceſi mal contenti,
Ma coſi volle il poco ſaggio Duca,
Quiui ſra tanto lume hor ſono ſpenti,
E la vorace ſiamma li manuca,
E Rodomonte cauſa del mal loro
Se ne va eſente da tanto martoro.
[5]
Che tra nemici alla ripa piū interna
Era paſſato d’un mirabil ſalto:
Se con glialtri ſcendea ne la cauerna
Queſto era ben il ſin d’ogni ſuo aſſalto:
Riuolge gliocchi a quella valle inſerna
E quando vede il fuoco andar tant’alto
E di ſua gente il pianto ode e lo ſtrido:
Beſtemia il ciel con ſpauentofo grido.
[6]
In tanto il Re Agramante moſſo hauea
Impetuoſo aſſalto ad vna porta,
Che mentre la crudel battaglia ardea
Quiui oue e tanta gente afflitta e morta,
Quella ſprouiſta ſorſè eſſer credea
Di guardia che baſtaffe alla ſua ſcorta,
Seco era il Re d’Arzilla Bambirago
E Baliuerzo d’ogni vitio vago.
[7]
E Corineo di Mulga e Prufione
Il ricco Re de l’Iſole beate,
Malabuferfo che la regione
Tien di Fizan ſotto continua eſtate,
Altri Signori: & altre assai perſone
Eſperte ne la guerra e bene armate
E molti anchor ſenza valore e nudi
Che’l cor no s’armerian con mille feudi.