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 [128]
Egli queſti conforta e quei riprende
     E lor mal grado inanzi ſé gli caccia:
     Ad altri il petto, ad altri il capo fende
     Che per ſuggir veggia voltar la faccia:
     Molti ne ſpinge, & vrta, alcuni prende
     Pei capelli, pel collo, e per le braccia:
     E ſozopra la giú tanti ne getta
     Che quella ſoſſa a capir tutti e ſtretta.

 [129]
Mentre Io ſtuol de Barbari ſi cala
     Anzi trabocca al periglioſo fondo
     Et indi cerca per diuerſa ſcala
     Di ſalir fopra l’argine fecondo:
     Il Re di Sarza (come haueſſe vn’ ala
     Per ciaſcun de ſuoi mébri) leuo il pódo
     Di ſi gran corpo, e con tant’ arme indoſſo
     E netto ſi lancio di la dal ſoſſo.

 [130]
Poco era men di trenta piedi, o tanto
     Et egli il paſſo deſtro come vn veltro,
     E fece nel cader ſtrepito, quanto
     Haueſſe hauuto ſotto i piedi il feltro,
     Et a queſto, & a quello affrappa il malo
     Come ſien l’arme di tenero peltro
     E non di ferro, anzi pur ſien di ſcorza
     Tal la ſua ſpada, e tanta e la ſua ſorza.

 [131]
In queſto tempo i noſtri da chi teſe
     l’inſidie ſon ne la caua profonda
     Che v’ han ſcope e faſcine in copia ſtefe
     Intorno a quai di molta pece abonda,
     Ne perho alcuna ſi vede paleſe
     Ben che n’ e piena l’una e l’altra ſponda
     Dal fondo cupo inſino all’orlo quaſi
     E ſenza ſin v’hanno appiatati vaſi.

 [132]
Qual con ſalnitro, qual con oglio, quale
     Con zolfo, qual con altra fimil’efea,
     I noſtri in queſto tempo perche male
     A i Saracini il ſolle ardir rieſca
     Ch’eran nel ſoſſo, e per diuerſe ſcale
     Credean montar ſu l’ultima bertrefea
     Vdito il ſegno da oportuni lochi
     Di qua e di la fenno auampare i ſochi.

 [133]
Torno la ſiamma ſparfa tutta in vna
     Che tra vna ripa e l’altra ha’l tutto pieno
     E tanto aſcende in alto, ch’alla Luna
     Può d’appreffo aſciugar l’humido ſeno,
     Sopra ſi volue oſcura nebbia e bruna
     Che’ISole adóbra e ſpegne ogni ſereno:
     Sentefi vn feoppio in vn perpetuo ſuono
     Simile a vn grande e ſpauentofo tuono.

 [134]
Aſpro concento horribile harmonia
     D’alte querele d’ululi e di ſtrida
     De la miſera gente che peria
     Nel fondo per cagion de la ſua guida:
     Iſtranamente concordar s’ udia
     Col fiero ſuon de la ſiamma homicida,
     Non piú Signor non piú di queſto cato
     Ch’ io ſon giá rauco e vo pofarmi alqjto.