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So che i meriti noſtri atti non ſono
A ſatisfare al debito d’ un’ oncia,
Ne deuemo ſperar da te perdono
Se riguardiamo a noſtra vita ſconcia,
Ma ſé vi aggiugni di tua gratia il dono
Noſtra ragion ſia ragguagliata e concia
Ne del tuo aiuto diſperar poſſiamo
Qualhor di tua pietá ci ricordiamo.
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Coſi dicea l’Imperator deuoto
Con humiltade e contrition di core:
Giunſe altri prieghi e conueneuol voto
Al gran biſogno e all’alto ſuo ſplédore,
Non ſu il caldo pregar d’ effetto voto
Perho che’l Genio ſuo l’Angel miglior
I prieghi tolſe e ſpiego al del le penne
Et a narrare al Saluator li venne.
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E ſuro altri inſiniti in quello inſtante
Da tali meſſagier portati a Dio,
Che come gli aſcoltar l’anime fante
Dipinte di pietade il viſo pio,
Tutte miraro il ſempiterno Amante
E gli moſtraro il comun lor diſio.
Che la giuſta oration foſſe efaudita
Del populo Chriſtian che chiedea aita.
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E la bontá ineſſabile, ch’in vano
Non ſu pregata mai da cor fedele,
Leua gli occhi pietoſi, e fa con mano
Cenno, che venga a ſé l’Angel Michele
Va (gli diſſe) all’efercito Chriſtiano
Che dianzi in Picardia calo le vele:
E al muro di Parigi l’appreſenta
Si che’l campo nimico non lo ſenta.
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Truoua prima il Silentio, e da mia parte
Gli di, che teco a queſta impreſa venga,
Ch’egli ben pueder con ottima arte
Sapra di quato proueder conuenga,
Fornito queſto, ſubito va in parte
Doue il ſuo ſeggio la Diſcordia tenga,
Dille che l’eſca e il fucil ſeco prenda,
E nel capo de Mori il fuoco accenda.
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E tra quei che vi ſon detti piú ſorti
Sparga tante zizanie e tante liti,
Che còbattano inſieme, & altri morti:
Altri ne ſieno preſi, altri feriti.
E ſuor del capo altri lo ſdegno porti:
Si che il lor Re poco di lor s’aiti,
Non replica a tal detto altra parola
II benedetto Augel, ma dal ciel vola.
[78]
Douunque drizza Michel Angel l’ale
Fuggon le nubi, e torna il ciel ſereno:
Gli gira itorno vn’ aureo cerchio: quale
Veggian di notte lampeggiar baleno,
Seco penſa tra via doue ſi cale
Il celeſte Corrier per fallir meno,
A trouar quel nimico di parole
A cui la prima comiffion far vuole,
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Vien ſcorrèdo ou’ egli habiti, ou’ egli vſi
E ſé accordaro in ſin tutti i penſieri
Che de Frati e de Monachi rinchiuſi
Lo può trouare in chieſe e in monaſteri,
Doue ſono i parlari in modo eſclufi
Che’l Silentio, oue cantano i ſalteri,
Oue dormeno, oue hanno la piatanza,
E ſinalmente e ſcritto in ogni ſtanza.