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De la gran preda il Tartaro contento
Che Fortuna e valor gli ha poſta inanzi
Di trouar quel dal negro veſtimento
Non par e’ habbia la fretta e’ hauea diázi
Correua dianzi, hor viene adagio e lèto
E penſa tutta via doue ſi ſtanzi,
Doue ritruoui alcun comodo loco
Per eſhalar tanto amoroſo ſoco.
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Tuttauolta conforta Doralice
C hauea di piato e gliocchi e’l viſo molle,
Copone e ſinge molte coſe, e dice
Che per fama gran tempo ben le volle,
E che la patria e il ſuo regno felice
Che’l nome di gradezza a glialtri tolle,
Laſcio no per vedere o Spagna o Fracia,
Ma ſol per cótemplar ſua bella guancia.
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Se per amar l’huom debbe eſſere amato
Merito il voſtro amor ch v’ ho amat’ io,
Se per ſtirpe, di me chi e meglio nato?
Che’l poſſente Agrican ſu il padre mio,
Se p richezza, chi ha di me piú ſtato?
Che di dominio io cedo ſolo a Dio,
Se per valor, credo hoggi hauer eſpto
Ch’ eſſere amato per valore io merto.
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Queſte parole & altre assai, ch’Amore
A Mandricardo di ſua bocca ditta,
Van dolcemente a conſolare il core
De la Donzella di paura afflitta,
Il timor ceſſa, e poi ceſſa il dolore
Che le hauea quaſi l’anima trafitta,
Ella comincia con piú patienza,
A dar piú grata al nuouo amate vdiéza.
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Poi con riſpoſte piú benigne molto
A moſtrarfegli affabile e corteſe:
E non negargli di fermar nel volto
Tal’hor le luci di pietade acceſe,
Onde il Paga che da lo ſtral ſu colto
Altre volte d’Amor, certezza preſe
Non che ſperanza, che la donna bella
No faria a ſuo deſir ſempre ribella.
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Con queſta compagnia lieto e gioioſo
Che ſi gli ſatisfa, ſi gli diletta,
Eſſendo preſſo all’hora ch’a ripoſo
La ſredda notte ogni animale alletta
Vedédo il Sol giá baffo e mezo aſcoſo,
Comincio a caualcar co maggior fretta,
Tanto ch’udí ſonar zuffoli e canne,
E vide poi fumar ville e capanne.
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Erano paſtorali alloggiamenti
Miglior ſtaza e piú comoda che bella,
Quiui il guardian corteſe de gli armèti
Honoro il Caualliero e la Donzella
Tanto che ſi chiamar da lui contenti,
Che non pur per cittadi e per cartella,
Ma per tugurii anchora e per fenili,
Speſſo ſi trouan gli huomini gentili.
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Quel che foſſe dipoi fatto all’ofeuro
Tra Doralice e il figlio d’Agricane
A punto racontar non m’aſſicuro
Si ch’al giudicio di ciaſcun rimane,
Creder ſi può che be d’accordo ſuro
Che ſi leuar piú allegri la dimane
E Doralice ringratio il Paſtore,
Ch nel ſuo albergo l’hauea fatto honor.