Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/187


 [48]
Come in palude aſciutta dura poco
     Stridula caria, o in campo arrida ſtoppia
     Cotra il ſoſſio di Borea, e cótra il fuoco
     Chel cauto agricultore iſieme accoppia
     Quando la vaga ſiamma occupa il loco
     E ſcorre per li ſolchi, e ſtride e ſcoppia:
     Coſi coſtor, contra la ſuria acceſa
     Di Mandricardo fan poca difeſa.

 [49]
Poſcia ch’egli reſtar vede l’entrata
     Che mal guardata ſu ſenza cuſtode,
     Per la via che di nuouo era ſegnata,
     Ne l’herba, e al ſuono d i ramarchi ch’e
     Viene a veder la Donna di Granata
     Se di bellezze e pari alle ſue lode,
     Palla tra i corpi de la gente morta
     Doue gli da, torcendo il fiume, porta.

 [50]
E Doralice in mezo il prato vede
     (Che coſi nome la Dózella hauea)
     Laqual ſuſſolta da l’antico piede
     D’un Fraſſino filueſtre ſi dolea,
     Il pianto come vii riuo che ſuccede
     Di viua vena, nel bel ſen cadea,
     E nel bel viſo ſi vedea che inſieme
     De l’altrui mal ſi duole, e del ſuo teme.

 [51]
Crebbe il timor come venir lo vide
     Di ſangue brutto e con faccia empia e oſcura
     E’l grido ſin al del l’aria diuide
     Di ſé e de la ſua gente per paura,
     Che oltre i cauallier v’ erano guide
     Che de la bella inſante haueano cura,
     Maturi vecchi, e assai donne e donzelle
     Del regno di Granata, e le piú belle,

     
 [52]
Come il Tartaro vede quel bel viſo
     Che non ha paragone in tutta Spagna,
     E e’ ha nel piato, hor ch’effer de nel riſo?
     Teſa d’Amor l’ineſtricabil ragna,
     Non fa ſé viue, o in terra o in paradiſo.
     Ne de la ſua vittoria altro guadagna
     Se non che in man de la ſua prigioniera,
     Si da prigione e non fa in qual maniera.

 [53]
Allei perho non ſi concede tanto
     Che del trauaglio ſuo le doni il ſrutto,
     Benché piangendo ella dimoſtri, quáto
     Poſſa donna moſtrar dolore e lutto,
     Egli ſperado volgerle quel pianto
     In ſommo gaudio, era diſpoſto al tutto
     Menarla ſeco, e fopra vn bianco vbino.
     Montar la fece, e torno al ſuo camino,

 [54]
Dóne e donzelle e vecchi & altra gente
     Ch’eran con lei venuti di Granata,
     Tutti licentio benignamente,
     Dicendo assai da me ſia accompagnata,
     lo maſtro, io balia, io le faro ſergente
     In tutti i ſuoi biſogni, a dio brigata,
     Coſi non gli poſſendo far riparo
     Piangendo e ſoſpirando ſé n’ andaro.

 [55]
Tra lor dicendo quanto doloroſo
     Ne fará il padre come il caſo intenda,
     Quata ira, qjto duol ne haura il ſuo ſpofo,
     O come ne fará vedetta horrenda,
     Deh perche a tempo tanto biſognoſo,
     Non e qui preſſo, a far che coſtui renda
     Il ſangue illuſtre del Re Stordilano,
     Prima che ſé lo porti piú lontano.