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Dal noſtro Re ſian (diſſe) di Granata
Chiamati in compagnia de la ſigliuola:
Laquale al Re di Sarza ha maritata
Benché di ciò la fama anchor non vola:
Come appreſſo la ſera racchetata
La cicaleta ſia, e’ hor s’ ode ſola
Auati al padre ſra l’Hiſpane torme
La condurremo, intanto ella ſi dorme.
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Colui che tutto il mondo vilipende
Diſegna di veder torto la pruoua.
Se quella gente o bene, o mal difende
La donna alla cui guardia ſi ritruoua,
Diſſe, cortei per quanto ſé n’ intende
E bella, e di ſaperlo hora mi gioua,
Allei mi mena, o falla qui venire
Ch’ altroue mi còuien ſubito gire.
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Eſſer per certo dei pazzo ſolenne,
Riſpoſe il Granatin, ne piú gli diſſe,
Ma il Tartaro a ferir torto lo venne
Con l’haſta baſſa, e il petto gli trafiſſe,
Che la corazza il colpo non ſoſtenne
E ſorza ſu che morto in terra giſſe:
l’haſta ricoura il figlio d’ Agricane,
Perche altro da ferir non gli rimane,
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Non porta ſpada ne baſton, che quando
l’arme acqſto che fur d’ Hettor Troiano
Perche trouo che lor mancaua il brado
Gli couenne giurar (ne giuro in vano)
Che ſin che no togliea quella d’ Orlado
Mai non porrebbe ad altra ſpada mano,
Duridana ch’Almote hebbe i gra ſtima
E Orlado hor porta, Hettor portaua pria
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Grande e l’ardir del Tartaro che vada
Con diſuantaggio tal contra coloro,
Gridando chi mi vuol vietar la ſtrada?
E con la lancia ſi caccio tra loro:
Chi l’haſta abbaſſa, e chi tra ſuor la ſpada
E d’ogn’ intorno ſubito gli ſoro:
Egli ne fece morire vna ſrotta
Prima che quella lancia foſſe rotta.
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Rotta che ſé la vede, il gran troncone
Che reſta intero, ad ambe mani afferra:
E fa morir con quel tante perſone,
Che non ſu viſta mai piú crudel guerra,
Come tra Philiſtei l’hebreo Sanſone
Co la maſcella che leuo di terra
Scudi ſpezza, elmi ſchiaccia, e vn colpo ſpeffo
Spége i caualli a i cauallieri appſſo.
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Correno a morte que miſeri a gara
Ne perche cada l’un, l’altro andar ceſſa,
Che la maniera del morire, amara
Lor par piú assai, che no e morte iſteffa:
Patir non ponno che la vita cara
Tolta lor ſia da un pezzo d’ haſta feſſa,
E ſieno ſotto alle picchiate ſtrane
A morir giunti, come bifeie o rane.
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Ma poi ch’a ſpeſe lor, ſi ſuro accorti
Che male in ogni guiſa era morire:
Sendo giá preſſo alli duo terzi morti
Tutto l’auanzo comincio a ſuggire,
Come del proprio hauer via ſé gli porti
Il Saracin crudel non può patire
Ch’ alcun di quella turba sbigottita
Da lui partir ſi debba co la vita.