Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/177


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Accio 1* inganni in che ſon tanti e tanti
     Caduti non ti colga, ſie auertita
     Che ſé ben di Ruggier viſo e ſembianti
     Ti parrá di veder che chieggia aita
     Non gli dar fede tu, ma come alianti
     Ti vien, fagli laſciar l’indegna vita
     Ne dubitar perciò che Ruggier muoia
     Ma ben colui che ti da tanta noia.

 [53]
Ti parrá duro assai, ben lo conoſco,
     Vccidere vn ch ſembri il tuo Ruggiero,
     Pur no dar fede all’occhio tuo, ch loſco
     Fara l’incanto, e celeragli il vero,
     Fermati pria ch’io ti conduca al boſco,
     Si che poi non ſi cangi il tuo penſiero,
     Che ſempre di Ruggier rimarrai priua,
     Se laſci per viltá, che’l Mago villa.

 [54]
La valoroſa giouane con queſta
     Intention, che’l ſraudolente vecida:
     A pigliar l’arme, & a ſeguire e preſta
     Meliſſa, che fa ben quanto l’è ſida,
     Quella hor p terren culto, hor p foreſta
     A gran giornate e in gra fretta la guida,
     Cercando alleuiarle tuttauia
     Con parlar grato la noioſa via.

 [55]
E piú di tutti i bei ragionamenti
     Speſſo le repetea, ch’uſcir di lei
     Et di Ruggier doueano gli eccellenti
     Principi e glorioſi Semidei,
     Come a Meliſſa ſoſſino preſenti
     Tutti i ſecreti de gli eterni dei,
     Tutte le coſe ella ſapea predire
     C’hauean per molti ſeculi a venire.

 [56]
Deh come o prudentiſſima mia ſcorta
     (Dicea alla Maga l’inclyta Donzella)
     Molti anni prima tu m’hai fatto accorta
     Hi tanta mia vini progenie bella,
     Coſi d’ alcuna donna mi conforta
     Che di mia ſtirpe ſia, s’ alcuna in quella
     Metter ſi può tra belle e virtuoſe:
     E la corteſe Maga le riſpofe.

 [57]
Da te vſcir veggio le pudiche donne
     Madri d’Imperatori e di gran Regi,
     Reparatrici e v ſolide colonne
     1 )r caſe illuſtri e di domini egregi
     Che meo degne non ſon ne le lor gonne
     Ch’ in arme i cauallier di Commi pregi:
     Di pietá di gra cor di gran prudenza
     Di ſomma e incomparabil continenza.

 [58]
E s’ io hauro da narrarti di ciaſcuna
     Che ne la ſtirpe tua ſia d’ honor degna,
     Troppo fará, ch’io non ne veggio alcua
     Che paſſar con ſilentio mi conuegna,
     Ma ti faro tra mille, ſcelta d’una
     O di due coppie, accio ch’a ſin ne vegna
     Ne la ſpelonca perche noi diceſti ?
     Che l’imagini anchor vedute haureſti.

 [59]
De la tua chiara ſtirpe vſcira quella
     D’opere illuſtri e di bei ſtudii amica,
     Ch’ io no ſo ben, ſé piú leggiadra e bella
     Mi debba dire, o piú ſaggia e pudica,
     Liberale e magnanima Iſabella,
     Che del bel lume ſuo di e notte aprica
     Fara la terra che fu’l Menzo ſiede,
     A cui la madre d’Ocno il nome diede.