Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/175


 [36]
Lo ſtizone ambe le palpebre colſe
     Ma maggior danno ſé ne la finiſtra,
     Che quella parte miſera gli tolſe
     Che de la luce ſola era miniſtra,
     Ne d’acciecarlo contentar ſi volſe
     Il colpo ſier, s’ anchor non lo regiſtra
     Tra qlli ſpirti che con ſuoi compagni
     Fa ſtar Chiron dentro ai bollenti ſtagni.

 [37]
Ne la ſpelonca vna gran menſa ſiede
     Graſſa duo palmi, e ſpatiofa in quadro,
     Che fopra vn mal pulito e graſſo piede,
     Cape con tutta la famiglia il ladro,
     Con quell’ageuolezza che ſi vede
     Gittar la canna lo Spagnuol leggiadro:
     Orlando il graue deſco da ſé ſcaglia
     Doue riſtretta inſieme e la canaglia.

 [38]
A ch’il petto, a ch’il vétre, a chi la teſta:
     A chi rompe le gambe, a chi le braccia:
     Di ch’altri muore: altri ſtorpiato reſta:
     Chi meno e oſſeſo di ſuggir procaccia:
     Coſi 1. dunita vn graue ſaſſo peſta
     E ſiachi e lobi, e ſpezza capi e ſchiaccia,
     Gittato fopra vn gran drapel di bifeie
     Ch dopo il verno al Sol ſi goda e lifeie.

 [39]
Naſcono caſi: e non ſaprei dir quanti:
     Vna muore, vna parte ſenza coda:
     Vn’ altra non ſi può muouer d’ auanti:
     E’l deretano indarno aggira e ſnoda:
     Vn’ altra c’hebbe piú propitii i fanti
     Striſcia ſra l’herbe, e va ſerpédo a pda
     Il colpo horribil ſu, ma non mirando,
     Poi che lo fece il valoroſo Orlando.

 [40]
Quei che la menſa, o nulla o poco ofi’efe
     (E Turpin ſcriue apunto che fur fette)
     A i piedi raccomandan ſue difeſe:
     Ma ne l’uſcita il Paladin ſi mette:
     E poi che preſi gli ha ſenza conteſe:
     Le man lor lega con la ſune iſtrette,
     Con vna ſune al ſuo biſogno deſtra
     Che ritrouo ne la caſa filueſtra.

 [41]
Poi li ſtrafeina ſuor de la ſpelonca
     Doue facea gráde óbra u vecchio ſorbo
     Orlando con la ſpada i rami tronca:
     E quelli attacca per viuanda al Corbo:
     Non biſogno cathena in capo adonca:
     Che p purgare il modo di quel morbo:
     L’arbor medeſmo gli vncini preſtolli:
     Co che pe’l mento Orlando iui attacolli,

 [42]
La donna vecchia amica a Malandrini
     Poi che reſtar tutti li vide eſtinti:
     Fuggi piagendo e co le mani a i crini
     Per ſelue e boſcherecci labyrinthi,
     Dopo aſpri e malageuoli camini
     A graui palli e dal timor foſpinti:
     In ripa vn fiume i vn guerrier ſcótroffe,
     Ma diferiſco a ricontar chi foſſe.

 [43]
E torno all’altra che ſi raccomanda
     Al Paladin, che non la laſci ſola,
     E dice di ſeguirlo in ogni banda,
     Corteſemente Orlando la conſola,
     E quindi poi ch’ufei con la ghirlanda
     Di roſe adorna, e di purpurea ſtola
     La bianca Aurora al ſolito camino,
     Parti con Iſabella il Paladino.