Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/174


 [28]
Poi che gittar mi vidi i prieghi in vano
     Ne mi ſperare altronde altro ſoccorſo:
     E che piú ſempre Cupido e villano
     A me venia come famelico Orſo,
     Io mi difeſi con piedi e con mano
     Et adopraui fin’ a lugne e il morſo
     Pelagli il mento, e gli graſſiai la pelle
     Con ſtridi che n’ andauano alle ſtelle.

 [29]
Non ſo ſé foſſe caſo, o li miei gridi
     Che ſi doueano vdir lungi vna lega,
     O pur ch’uſati ſian correre a i lidi
     Qſi nauilio alcun ſi rompe o anniega,
     Sopra il monte vna turba apparir vidi:
     E queſta al mare, e verſo noi ſi piega,
     Come la vede il Biſcaglin venire
     Laſcia l’impreſa, e voltaſi a ſuggire.

 [30]
Contra quel diſleal mi ſu adiutrice
     Queſta turba Signor, ma a qlla image
     Che ſouente in prouerbio il vulgo dice,
     Cader de la padella ne le brage,
     Glie ver ch’io non ſon ſtata ſi inſelice
     Ne le lor menti anchor tanto maluage:
     C habbino violata mia perſona:
     Non che ſia in lor virtú ne coſa buona.

 [31]
Ma perche ſé mi ſerban come io ſono
     Vergine, ſperan vedermi piú molto,
     Finito e il meſe ottauo, e viene il nono
     Che ſu il mio viuo corpo qui ſepolto,
     Del mio Zerbio ogni ſpeme abbadono:
     Ch giá, p quato ho da lor detti accolto:
     M’ha pmeſſa e veduta a vn mercadante
     Che portare al Soldan mi de in Leuate.

 [32]
Coſi parlaua la gentil Donzella,
     E ſpeffo con ſignozzi, e con ſoſpiri,
     Interrompea l’angelica fauella,
     Da muouere a pietade Aſpidi e Tiri:
     Mentre ſua doglia coſi rinouella,
     O ſorſè diſacerba i ſuoi martiri,
     Da vèti huomini entrar ne la ſpelonca
     Armati chi di Spiedo e chi di Ronca.

 [33]
Il primo d’effi, huom di ſpietato viſo
     Ha ſolo vn’ occhio, e ſguardo ſcuro e bieco
     l’altro d’ un colpo ch glihaueareciſo
     Il naſo e la maſcella, e fatto cieco,
     Coſtui vedendo il caualliero affifo
     Con la vergine bella entro allo ſpeco
     Volto a 9pagni diſſe, ecco augel nuouo
     A cui non teſi, e ne la rete il truouo.

 [34]
Poi diſſe al Conte, huomo nò vidi mai
     Piú còmodo di te, ne piú oportuno,
     Non ſo ſé ti fé’ appoſto, o ſé lo fai
     Perche te l’habbia ſorſè detto alcuno,
     Che ſi bell’arme io deſiaua assai,
     E qſto tuo leggiadro habito bruno
     Venuto a tempo veramente fei
     Per riparare a gli biſogni miei.

 [35]
Sorriſe amaramente, in pie ſalito
     Orlando, e ſé riſpoſta al maſcalzone,
     Io ti venderò l’arme ad vn partito
     Che non ha mercadante in ſua ragione,
     Del fuoco e’ hauea appreſſo indi rapito
     Pien di fuoco e di ſumo vno ſtizone
     Traſſe e peoſſe il Malandrino a caſo,
     Doue confina con le ciglia il naſo.