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ORLANDO FVRIOSO
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Ne potendo in perſona far l’effetto
Perdi’ egli allhora era dal padre antico
A dar ſoccorſo al Re di Fracia affretto,
Manderia in vece ſua queſto Odorico,
Che ſra tutti i fedeli amici eletto
S’hauea pe’l piú fedele, e pe’l piú amico
E bene eſſer douea: ſé i beneſici
Semp háno ſorza d’acquiſtar gli amici.
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Verria coſtui fopra vn nauilio armato
Al terminato tempo indi a leuarmi,
E coſi venne il giorno diſiato
Ch détro il mio giardin laſciai trouarmi
Odorico la notte accompagnato
Di gente valoroſa all’acqua e all’armi
Smonto ad vn fiume alla citta vicino:
E venne chetamente al mio giardino.
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Quindi ſui tratta alla Galea ſpalmata:
Prima che la citta n’ haueſſe auiſi
De la famiglia ignuda, e diſarmata,
Altri ſuggirò, altri reſtaro ucciſi:
Parte captiua meco ſu menata:
Coſi da la mia terra io mi diuiſi,
Con quanto gaudio non ti potrei dire,
Sperado in breue il mio Zerbin ſruire.
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Voltati fopra Mongia eramo a pena
Quando ci aſſalſe alla finiſtra ſponda
Vn vento che turbo l’aria ſerena
E turbo il mare, e al ciel gli leuo l’onda,
Salta vn maeſtro ch’a trauerſo mena
E creſce adhora adhora, e foprabonda
E creſce, e foprabonda con tal ſorza
Che vai poco alternar poggia con orza.
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Non gioua calar vele, e l’arbor fopra
Corſia legar, ne minar cartella,
Che ci veggia (mal grado) portar fopra
Acuti ſcogli, appreſſo alla Rocella,
Se non ci aiuta quel che ſta di fopra
Ci ſpinge in terra la crudel procella:
Il vento rio ne caccia in maggior fretta.
Che d’arco mai non ſi auento ſaetta.
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Vide il periglio il Biſcaglino, e a qllo
Vſo vn rimedio che fallir ſuol ſpeffo,
Hebbe ricorſo ſubito al battello:
Caloſſi, e me calar fece con eſſo,
Sceſer dui altri, e ne ſcèdea vn drapello
Se i primi ſcefi l’haueffer conceſſo
Ma con le ſpade li tenner difeoſto
Tagliar la ſune, e ci allargamo toſto.
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Fummo gittati a ſaluamento al lito
Noi che nel paliſchermo eramo ſcefi,
Periron glialtri col legno ſdrucito:
In preda al mare andar tutti gli arneſi,
All’eterna bontade, all’infinito
Amor, rendendo graſie le man ſtefi,
Che non m’haueſſi dal furor marino
Laſciato tor di riueder Zerbino.
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Come ch’io haueſſi fopra il legno, e veſti
Laſciato e gioie, e l’altre coſe care
Pur che la ſpeme di Zerbin mi reſti:
Contèta ſon che s’ habbi il reſto il mare:
Non ſono oue ſcendemo, i liti peſti
D’ alcu ſentier, ne itorno albergo appare
Ma ſolo il monte, alqual mai ſemp ſiede,
L’òbrofo capo il vèto, e’l mare il piede.