Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/167


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Era ne l’hora che trahea i caualli
     Phebo del mar con rugiadoſo pelo,
     E l’Aurora di fior vermigli e gialli
     Venia ſpargèdo d’ ognintorno il cielo:
     E laſciato le ſtelle haueano i balli
     E per partirli poſtofi giá il velo:
     Quado appſſo a Parigi vn di pattando
     Moſtro di ſua virtú gran ſegno Orlado.

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In dua ſquadre incòtroſſi, e Manilardo
     Ne reggea l’una il Saracin canuto,
     Re di Noritia giá fiero e gagliardo
     Hor miglior di conſiglio che d’aiuto:
     Guidaua l’altra ſotto il ſuo ſtendardo
     Il Re di Tremiſen ch’era tenuto
     Tra gli Africani cauallier perfetto,
     Alzirdo ſu (da chil conobbe) detto.

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Queſti con l’altro eſercito pagano
     Quella íuernata hauea fatto ſoggiorno
     Chi preſſo alla citta, chi piú lontano
     Tutti alle ville, o alle cartella intorno:
     C’hauédo ſpefo il Re Agramáte i vano
     (Per eſpugnar Parigi) piú d’ un giorno:
     Volſe tentar l’affedio ſinalmente
     Poi che pigliar no lo potea altrimente.

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E per far queſto, hauea gente inſinita
     Che oltre a qlla che con lui giunt’era
     E quella che di Spagna hauea ſeguita
     Del Re Marſilio la real bandiera:
     Molta di Francia n’ hauea al ſoldo vnita
     Che da Parigi inſino alla riuiera
     D’Arli, co parte di Guaſcogna (eccetto
     Alcune rocche) hauea tutto ſuggetto.

 [72]
Hor cominciando i trepidi ruſcelli
     A ſciorre il ſreddo giaccio I tiepide ode
     E i prati di nuoue herbe, e gli arbuſcelli
     A riueſtirfi di tenera ſronde,
     Raguno il Re Agramante tutti quelli
     Che ſeguian le ſortune ſue feconde:
     Per fard raſſegnar l’armata torma
     Indi alle coſe ſue dar miglior ſorma.
 [73]
A queſto effetto il Re di Tremifenne
     Con quel de la Noritia ne venia,
     Per la giungere a tempo, oue ſi tenne
     Poi conto d’ ogni ſquadra o buona o ria,
     Orlando a caſo ad incontrar ſi venne
     (Come io v’ ho detto) i qſta còpagnia:
     Cercando pur colei come egli era vſo
     Che nel career d’Amor lo tenea chiuſo.

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Come Alzirdo appreſſarvide quel Cote
     Che di valor non hauea pari al mondo,
     In tal ſembiante, in ſi ſuperba ſronte:
     Che’l Dio de l’arme a lui parea fecódo,
     Reſto ſtupito alle fattezze conte
     Al fiero ſguardo, al viſo ſuribondo,
     E lo ſtimo guerrier d’ alta prodezza
     Ma hebbe del prouar troppa vaghezza.

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Era giouane Alzirdo, & arrogante
     Per molta ſorza, e per gra cor pregiato:
     Per gioſtrar ſpinfe il ſuo cauallo inante,
     Meglio per lui ſé foſſe in ſchiera ſlato:
     Che ne lo ſcontro, il principe d’Anglate
     Lo ſé cader, per mezo il cor paſſato:
     Giua in ſuga il deſtrier di timor pieno,
     Che ſu non v’ era chi reggerle il ſreno.