Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/163


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Volgo pel boſco hor qnci, hor qndi í fretta
     Quelli ſcherniti la ſtupida faccia
     Come il cane tal’hor ſé gli e intercetta
     O Lepre o Volpe, a cui daua la caccia,
     Che d’improuifo in qualche tana ſtretta
     O í ſolta macchia, o in vn ſoſſo ſi caccia,
     Di lor ſi ride Angelica protenia,
     Che no e viſta, e i lor progredí oſſerua.

 [37]
Per mezo il boſco appar ſol vna ſtrada:
     Credono i cauallier che la donzella
     Inanzi alor per quella ſé ne vada:
     Che no ſé ne può andar ſé non per qlla,
     Orlando corre e Ferrau non bada
     Ne Sacripante men ſprona e puntella:
     Angelica la briglia piú ritiene,
     E dietro lor con minor fretta viene.

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Giunti che fur correndo, oue i ſentieri
     A perder ſi veniali ne la foreſta:
     E cominciar per l’herba i cauallieri
     A riguardar ſé vi trouauan peſta:
     Ferrau che potea ſra quanti altieri
     Mai foſſer, gir con la corona in teſta:
     Si volſe con mal viſo a glialtri dui,
     E grido lor doue venite vui ?

 [39]
Tornate a dietro, o pigliate altra via
     Se non volete rimaner qui morti:
     Ne in amar, ne in ſeguir la donna mia
     Si creda alcun che còpagnia comporti:
     Diſſe Orlando al Circaſſo che potria
     Piú dir coſtui? s’ambi ci haueſſe ſcorti
     Per le piú vili, e timide puttane
     Che da conocchie mai traheffer lane?

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Poi volto a Ferrau diſſe, huom beſtiale
     S’ io non guardaſſi che ſenza elmo fei
     Di ql e’ hai detto, s’hai bè detto o male
     Senz’ altra indugia accorger ti farei:
     Diſſe il Spagnuol, di ql ch’ame non cale
     Perche pigliarne tu cura ti dei ?
     Io ſol cetra ambidui per far ſon buono
     Quel ch detto ho, ſenza elmo eoe ſono.

 [41]
Deh (diſſe Orlando al Re di Circaſia)
     In mio ſeruigio a coſtui l’elmo preſta
     Tanto ch’io gli habbia tratta la pazzia
     Ch’altra non vidi mai ſimile a queſta,
     Riſpoſe il Re, chi piú pazzo faria ?
     Ma ſé ti par pur la domanda honeſta
     Preſtagli il tuo, ch’io non faro men atto,
     Che tu ſia ſorſè, a caſtigare vn matto,

 [42]
Suggiunſe Ferrau ſciocchi voi, quali
     Che ſé mi foſſe il portar elmo aggrado
     Voi ſenza non ne foſſe giá rimaſi,
     CI) tolti i voſtri haurei voſtro mal grado
     Ma per narrami in parte li miei cali
     Per voto coſi ſenza me ne vado:
     Et andero ſin ch’io non ho quel ſino,
     Che porta in capo Orlando paladino.

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Dunque riſpoſe ſorridendo il Conte
     Ti penſi a capo nudo eſſer baſtante
     Far ad Orlado, ql che in Aſpramonte
     Egli giá fece al figlio d’Agolante?
     Anzi credo io ſé tei vedeſſi a ſronte
     Ne tremereſti dal capo alle piante,
     Non che voleſſi l’elmo, ma dareſti
     L’altre arme a lui di patto che tu veſti.