Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/155


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Orlando domando ch’iniqua ſorte
     l’haueſſe fatta all’Iſola venire:
     Di la doue laſciata col conſorte
     Lieta l’hauea quanto ſi può piú dire:
     Nò ſo (diſſe ella) s’ io v’ ho: ch la morte
     Voi mi ſchiuaſte, gratie a riferire:
     O da dolermi, che per voi non ſia
     Hoggi ſinita la miſeria mia.

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Io v’ho da ringratiar ch’una maniera
     Di morir mi ſchiuaſte troppo enorme:
     Che troppo faria enorme: ſé la ſera
     Nel brutto ventre haueſſe hauuto a porrne
     Ma giá nò vi rigratio ch’io no pera
     Che morte ſol può di miſeria torme:
     Ben vi ringratiero ſé da voi darmi
     Quellavedro ch d’ogni duol può trarmi

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Poi con gran pianto ſeguito dicendo
     Come lo ſpofo ſuo l’hauea tradita,
     Che la laſcio ſu l’Iſola dormendo
     Donde ella poi ſu da i corſar rapita:
     E mentre ella parlaua riuolgendo
     S’ andana in quella guiſa che (colpita
     O dipinta e Diana ne la ſonte:
     Ch getta P acqua ad Atheone in ſronte.

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Che qjto può naſconde il petto e’l vètre
     Piú liberal de i ſianchi e de le rene
     Brama Orlado ch’I porto il ſuo legno entre
     Ch lei ch ſciolta hauea da le cathene
     Vorria coprir d’alcua verte: hor mentre
     Ch’a qſto e intèto, Oberto fopra viene
     Oberto il Re d’ Hibemia e’ hauea inteſo
     Che’l marin Moſtro era ſui lito ſtefo.

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E che nuotando vn cauallier era ito
     A porgli I golavn’ Anchora assai graue
     E che l’hauea coſi tirato al lito
     Come ſi ſuol tirar cótr’ acqua naue:
     Oberto per veder ſé riferito
     Colui da chi l’ha iteſo il vero gli haue
     Se ne vien quiui: e la ſua gente intanto
     Arde e diſtrugge Hebuda in ogni cato.

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Il Re d’ Hibemia achor ch ſolle Orlado
     Di (angue tito e d’acqua molle e brutto
     Brutto del ſangue che ſi traſſe, quando
     Vſci de l’Orca in ch’era entrato tutto,
     Pel conte l’andò pur raſſigurando:
     Tanto piú che ne l’animo hauea indutto
     Toſto che del valor ſenti la nuoua
     Ch’altri ch’Orlado nò faria tal pruoua.

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Lo conoſcea perch’era ſtato Infante
     D’honore in Francia, e ſé n’era partito
     Per pigliar la corona l’anno inante
     Del padre ſuo ch’era di vita vſcito:
     Tante volte veduto, e tante e tante
     Glihauea parlato ch’era in inſinito:
     Lo corte ad abbraciare, e a fargli feſta:
     Trattafi la celata e’ hauea in teſta.

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Non meno Orlando di veder contento
     Si moſtro il Re, che’l Re di veder lui,
     Poi che ſuro a iterar l’abbracciamento
     Yna o due volte tornati amendui
     Narro ad Oberto Orlado il tradimento
     Che ſu fatto alla giouane, e da cui
     Fatto le ſu dal perfido Bireno
     Che via d’ognaltro lo douea far meno.