Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/153


 [40]
Dal dolor vinta hor Copra il mar ſi lacia
     E moſtra i ſianchi e le ſcaglioſe ſchene
     Hor dentro vi s’attufa, e con la pancia
     Muoue dal fondo, e fa ſalir l’arene:
     Sentendo l’acqua il Cauallier di Fracia
     Ctl troppo abóda, a nuoto ſuor neviene,
     Laſcia l’Anchora fitta, e in mano prende
     La ſune che da l’Anchora depende.

 [41]
E con quella ne vien nuotando in fretta
     Verſo lo ſcoglio: oue fermato il piede
     Tira l’Anchora a ſé, ch’in bocca ſtretta,
     Con le due piite il brutto Moſtro ſiede,
     L’Orca a ſeguire il canape e conſtretta
     Da quella ſorza ch’ogni ſorza eccede,
     Da quella ſorza che piú in vna ſcoſſa
     Tira, ch’in dieci vn’ Argano far poſſa.

 [42]
Come Toro ſaluatico ch’ai corno
     Gittar ſi ſenta vn’ improuiſo laccio,
     Salta di qua di la, s’aggira intorno,
     Si colca e lieua, e nò può vſcir d’ ipaccio
     Coſi ſuor del ſuo antico almo ſoggiorno
     l’Orca tratta per ſorza di quel braccio,
     Con mille guizzi, e mille ſtrane ruote:
     Segue la ſune, e feior non ſé ne puote.

 [43]
Di bocca il ſangue in tata copia ſonde
     Ch qſto hoggi il mar Roſſo ſi può dire,
     Doue in tal guiſa ella percuote l’onde
     Ch’ inſino al fondo le vedrette aprire,
     Et hor ne bagna il cielo, e il lume aſcóde
     Del chiaro Sol, tanto le fa ſalire,
     Rimbobano al rumor ch’intorno s’ode
     Le ſelue, i monti, e le lontane prode.

 [44]
Fuor de la grotta il vecchio Proteo, qn
     Ode tanto rumor fopra il mare eſce:
     E viſto entrare e vſcir de l’Orca Orlado
     E al lito trar ſi ſmiſurato peſce:
     Fugge per l’alto occeano, obliando
     Lo ſparfo gregge, e ſi il tumulto creſce
     Che fatto al carro i ſuoi Delphini porre
     Quel di Nettunno in Etiopia corre.

 [45]
Con Melicerta in collo Ino piangendo
     E le Nereide co i capelli ſparfi,
     Glauci e Tritoni e glialtri non ſappiédo
     Doue, chi qua chi la van per ſaluarſi,
     Orlando al lito traſſe il peſce horrendo,
     Col qual non biſogno piú affaticarli:
     Che pel trauaglio, e per l’hauuta pena
     Prima mori che foſſe in ſu l’arena.

 [46]
De l’Ifola non pochi erano corſi
     A riguardar quella battaglia ſtrana:
     I quai da vana religion rimorſi
     Coſi fant’ opra riputar profana:
     E dicean che farebbe vn nuouo torſi
     Proteo nimico, e attizar l’ira inſana
     Da farli porre il mariti gregge in terra
     E tutta rinouar l’antica guerra.

 [47]
E che meglio fará di chieder pace
     Prima all’oſleſo Dio ch peggio accada:
     E queſto ſi fará quando l’audace
     Gittato in mare a placar Proteo vada
     Come da fuoco l’una a l’altra face
     E toſto alluma tutta vna contrada:
     Coſi d’un cor ne l’altro ſi difonde,
     L’ira ch’Orlando vuol gittar ne l’onde.