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Ingrata damigella, e queſto quello
Guiderdone (dicea) che tu mi rendi ?
Che piú torto inuolar vogli l’annello
C’hauerlo i don, pche da me noi prèdi?
Nò pur ql, ma lo ſcudo e il deſtrier (hello
E me ti dono, e come vuoi mi ſpèdi,
Sol che ’l bel viſo tuo non mi naſcondi,
Io ſo crudel che m’odi e non riſpondi,
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Coſi dicendo intorno alla ſontana
Brancolando n’ andaua come cieco,
O quante volte abbraccio l’aria vana
Sperádo la donzella abbracciar ſeco,
Quella che s’ era giá fatta lontana
Mai no ceffo d’adar ch giuſe a vn ſpeco
Che ſotto vn monte era capace e grade,
Doue al biſogno ſuo trouo viuande,
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Quiui vn vecchio paſtor, ch di caualle
Vn grade arméto hauea, facea ſoggiorno
Le iumente paſcean giú per la valle,
Le tenere herbe, a i freſchi riui intorno.
Di qua di la da l’antro erano Italie:
Doue ſuggiano il Sol del mezo giorno,
Angelica quel di: lunga dimora
La détro fece, e non ſu viſta anchora.
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E circa il veſpro poi che rifreſcoſſi:
E le ſu auiſo eſſer poſata assai:
In certi drappi rozi auiluppoſſi,
Diſſimil troppo a i portamenti gai
Che verdi, gialli, perſi, azurri, e roſſi
Hebbe, e di quante ſoggie ſuron mai,
Nò le può tor perho tato burnii gonna:
Che bella non raffembri, e nobil Dona.
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Taccia chi loda Phyllide o Neera
O Amarylli, o Galatea ſugace,
Che d’ eſſe alcuna ſi bella non era
Tityro e Melibeo con voſtra pace,
La bella Donna trar ſuor de la ſchiera
De le iumente, vna che piú le piace:
Allhora allhora ſé le fece inante
Vn penſier di tornarſene in Leuante.
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Ruggiero i tato, poi e’ hebbe gra pezzo
Indarno atteſo s’ ella ſi ſcopriua:
E che s’ auide del ſuo error da ſezzo:
Che non era vicina, e non l’udiua
Doue laſciato hauea il cauallo auezzo
In cielo e in terra, a rimontar veniua,
E ritrouo che s’ hauea tratto il morſo:
E ſalia in aria a piú libero corſo.
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Fu graue e mala aggiunta all’altro dano
Vcderſi ancho reſtar ſenza l’augello,
Queſto non men che ’l feminile ingano
(ili preme al cor, ma piú che qſto e qllo
Gli preme e fa ſentir noioſo affanno
l’hauer perduto il pretioſo annello,
Ter le virtú non tanto ch’in lui ſono
Quanto che ſu de la ſua Donna dono.
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Oltre modo dolente ſi ripoſe:
Indoſſo l’arme, e lo ſcudo alle ſpalle
Dal mar ſlugoſſi e p le piaggie herboſe
Preſe il camiti verſo vna larga valle,
Doue per mezo all’alte ſelue ombroſe
Vide il piú largo, e’l piú ſegnato calle:
Non molto va, ch’a deſtra oue piú ſolta
E quella ſelua, vn gran ſtrepito aſcolta.