Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/136


 [20]
Rimaſe a dietro il lido: e la meſchina
     Olympia che dormi ſenza deſtarfe,
     Fin che l’Aurora la gelata Brina
     Da le dorate ruote in terra ſparfe,
     E s’ udir le Alcione alla marina
     De l’antico inſortunio lamentarſe,
     Ne deſta ne dormèdo, ella la mano
     Per Bireno abbracciar ſtefe: ma i vano.

 [21]
Neſſuno truoua: a ſé la man ritira:
     Di nuouo tèta: e pur neſſuno truoua:
     Di qua l’un braccio: e di la l’altro gira,
     Hor l’una hor V altra gaba, e nulla gioua
     Caccia il sono il tior, gliocchi ap e mira
     Nóvede alcúo, hor giá no ſcalda e coua
     Piú le vedoue piume: ma ſi getta
     Del letto e ſuor del padiglione infretta.

 [22]
E corre al mar graſſiandoſi le gote:
     Preſaga e certa hormai di ſua fortuna:
     Si ſtraccia i crini: e il petto ſi percuote
     E va guardando (che ſplendea la luna)
     Se veder coſa ſuor che’l lito puote:
     Ne ſuor che’l lito vede coſa alcuna,
     Bireno chiama: e al nome di Bireno:
     Riſpodean gl’Antri ch pietá n’hauieno.

 [23]
Quiui ſurgea nel lito eſtremo vn ſaſſo,
     C’haueano l’onde col picchiar ſrequete
     Cauo e ridutto a guiſa d’arco al baffo:
     E ſtaua fopra il mar curuo e pendente,
     Olympia in cima vi ſali a gran paſſo,
     (Coſi la facea l’animo poſſente)
     E di lontano le gonſiate vele
     Vide ſuggir del ſuo Signor crudele.

 [24]
Vide lontano, o le parue vedere
     Che l’aria chiara anchor non era molto
     Tutta tremante ſi laſcio cadere
     Piú biaca, e piú che nieue ſredda ivolto
     Ma poi che di leuarſi hebbe potere:
     Al camin de le naui il grido volto,
     Chiamo qjto potea chiamar piú ſorte
     Piú volte il nome del crudel conſorte.

 [25]
E doue non potea la debil voce
     Supliua il piato, e ’lbatter palma a palma
     Doue ſuggi crudel coſi veloce?
     NO ha il tuo legno la debita ſalma,
     Fa che lieui me anchor, poco gli nuoce
     Che porti il corpo poi che porta l’alma
     E con le braccia e con le veſti ſegno,
     Fa tuttauia: perche ritorni il legno.

 [26]
Ma i venti che portauano le vele
     Per l’alto mar di quel giouene inſido
     Portauano ancho i prieghi e le querele
     De l’inſelice Olympia, e ’l piato e ’l grido
     Laqual tre volte a ſé ſteffa crudele
     Per affogarti ſi ſpicco dal lido:
     Pur al ſin ſi leuo da mirar l’acque,
     E ritorno doue la notte giacque.

 [27]
E con la faccia in giú ſtefa ſui letto:
     Bagnandolo di pianto: dicea lui:
     Hierſera deſti inſieme a dui ricetto:
     Perche inſieme al leuar non ſiamo dui ?
     O perfido Bireno, o maladetto
     Giorno ch’al mondo generata ſui:
     Che debbo far? che poffio far qui fola?
     Chi mi da aiuto (ohimè) chi mi còfola.