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Qual cauto vcellator che ſerba viui
Intento a maggior preda i primi augelli
Accio in piú quantitade altri captiui
Faccia col giuoco, e col zimbel di qlli:
Tal’eſſer volſe il Re Cimoſco quiui:
Ma giá non volſe Orlado eſſer di quelli
Che ſi laſcin pigliare al primo tratto:
E toſto roppe il cerchio e’ hauean fatto:
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Il cauallier d’Anglante oue piú ſpeffe
Vide le genti e l’arme: abbaſſo l’haſta.
Et vno in quella: e poſcia vn’ altro meſſe
E vn’ altro e vn’ altro ch ſembrar di parta,
E ſin a fei ve n’infilzo, e li reſſe
Tutti vna lancia, e pch’ella non baſta
A piú capir, laſcio il fettimo ſuore,
Ferito ſi che di quel colpo muore.
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Non altrimente ne l’eſtrema arena
Veggian le Rane de canali e ſorte,
Dal cauto arcier ne i ſiachi e ne la ſchiena
L’una vicina all’altra eſſer peoſſe,
Ne da la ſreccia, ſin che tutta piena
No ſia da vn capo all’altro, eſſer rimoſſe
La graue lancia Orlando da ſé ſcaglia
E con la ſpada entro ne la battaglia.
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Rotta la lancia quella ſpada ſtrinfe
Quella che mai non ſu menata in fallo,
E ad ogni colpo o taglio, o puta: eſtinfe
Qn huomo a piedi, e qn huomo a cauallo
Doue tocco ſemp in vermiglio tinſe
Lazurro, il verde, il biaco, il nero, il giallo
Duolfi Cimoſco che la cana e il fuoco
Seco hor nò ha: qn v’ haurian piú loco,
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E co gran voce e con minaccie chiede
Che portati gli ſian: ma poco e vdito,
Che chi ha ritratto a ſaluamèto il piede
Ne la citta: no e d’ uſcir piú ardito:
Il Re Friſon che ſuggir glialtri vede
D’ eſſer ſaluo egli anchor piglia partito,
Corre alla porta, e vuole alzare il potè,
Ma troppo e preſto ad arriuare il conte.
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Il Re volta le ſpalle, e ſignor laſſa
Del ponte Orlado, e d’amédue le porte:
E ſugge, e inanzi a tutti glialtri parta:
Merce che ’l ſuo deſtrier corre piú ſorte
Non mira Orlando a quella plebe baſſa
Vuole il fellon nò glialtri porre a morte
Ma il ſuo deſtrier ſi al corſo poco vale
Ch reſtio fèbra, e chi ſugge habbia l’ale
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D’una in vn’ altra via ſi leua ratto
Di viſta al paladin, ma indugia poco
Che torna co nuoue armi: che s’ ha fatto
Portare in tanto il cauo ferro e il fuoco,
E dietro vn canto portoli di piatto:
l’attende come il cacciatore al loco
Co i cani armati e con lo ſpiedo attende
Il ſier Cingial che ruinoſo ſcende,
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Che ſpezza i rami: e fa cadere i farti,
E ouunque drizzi l’orgogli oſa ſronte:
Sembra a tato rumor che ſi ſracaſſi:
La ſelua intorno: e che ſi ſuella il monte,
Sta Cimoſco alla porta: accio non parti
Senza pagargli il ſio l’audace Conte:
Toſto ch’appare allo ſpiraglio tocca
Col fuoco il ferro, e ql ſubito ſcocca.