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II mio buo padre, alqual ſol piacea iſcto
A me piacea: ne mai turbar mi volſe:
Per conſolarmi, e far celiare il pianto
Ch’ io ne facea, la pratica diſciolſe ,
Di che il ſuperbo Re di Friſa tanto
Iſdegno preſe, e a tanto odio ſi volſe:
Ch’ entro in Oiada, e comincio la guerra
Che tutto il ſangue mio caccio ſotterra.
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Oltre che ſia robuſto, e ſi poſſente
Che pochi pari a noſtra etá ritruoua,
E ſi aſtuto in mal far, ch’altrui niente
La poſſanza, l’ardir, l’ingegno gioua.
Porta alcun’ arme che l’antica gente
No vide mai, ne ſuor ch’alui la nuoua,
Vn ferro bugio: lungo da dua braccia:
Dentro a cui polue & vna palla caccia.
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Col fuoco dietro, oue la canna e chiuſa,
Tocca vn ſpiraglio che ſi vede a pena,
A guiſa che toccare il medico vſa
Doue e biſogno d’allacciar la vena,
Onde vien con tal ſuon la palla eſclufa,
Che ſi può dir che tuona e che balena,
Ne men che ſoglia il ſulmine oue paſſa,
Ciò ch tocca arde, abatte, apre, e ſracaſſa
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Poſe due volte il noſtro capo in rotta
Con qſto ingáno, e i miei ſratelli vcciſe,
Nel primo aſſalto il primo: che la botta
Rotto l’ufbergo in mezo il cor gli miſe,
Ne l’altra zuffa a l’altro il quale í ſrotta
Fuggia: dal corpo l’anima diuiſe,
E lo feri lontan dietro la ſpalla:
E ſuor del petto vſcir fece la palla.
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Difendendoli poi mio padre vn giorno
Dentro vn cartel che ſol gliera rimaſo:
Che tutto il reſto hauea perduto Homo,
Lo ſé con ſimil colpo ire all’occafo,
Che mentre andaua, e che facea ritorno
Prouedèdo hor a queſto hor a ql caſo:
Dal traditor ſu in mezo gli occhi colto,
Che l’hauea di lontan di mira tolto.
[32]
Morto i ſratelli e il padre: e rimaſa io
De l’Ifola d’Olanda vnica herede,
Il Re di Friſa: perche hauea diſio
Di ben fermare in quello ſtato il piede,
Mi fa ſapere: e coſi al popul mio:
Che pace e che ripoſo mi conciede,
Qn io vogli’hor ql che nO volſi inSte
I ni p marito il ſuo ſigliuolo Arbante.
[33]
Io per l’odio non ſi che graue porto
A lui e a tutta la ſua iniqua ſchiatta:
II qual m’ha dui ſratelli e ’l padre morto,
Saccheggiata la patria arſa e disfatta,
Come pche a colui non vo far torto
A cui giá la pmeſſa haueua fatta:
Ch’ altrhuomo no faria che mi ſpofaffe
Fin che di Spagna a me non ritornaſſe.
[34]
Per vn mal ch’io patiſco ne vo cento
Patir riſpòdo, e far di tutto il reſto,
Eſſer morta, arſa viua, e che ſia al vento.
La cener ſparfa, manzi che far qſto,
Studia la gente mia di queſto intento
Tornii: chi priega, e chi mi fa proteſto,
Di dargli in mano me e la terra prima,
Che la mia oſtination tutti ci opprima.