Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/121


 [87]
Con ſuo gran diſpiacer s’auede Carlo
     Che partito la notte e ’l ſuo Nipote,
     Quado eſſer douea ſeco, e piū aiutarlo:
     E ritener la colera non puote:
     Ch’a lamentarti d’effo & a grauarlo
     Non incominci di biaſmeuol note,
     E minacciar ſé non ritorna, e dire
     Che lo faria di tanto error pentire.

 [88]
Bradimarte ch’Orlando amaua a pare
     Di ſé medeſmo, non fece ſoggiorno:
     O che ſperaffe farlo ritornare:
     O ſdegno haueſſe vdirne biaſmo e ſcorno
     E volſe a pena tanto dimorare
     Ch’uſciffe ſuor nel oſcurar del giorno,
     A Eiordeligi ſua nulla ne diſſe
     Perche 1 diſegno ſuo non gl’impediffe.

 [89]
Era queſta vna donna che ſu molto
     Da lui diletta: e ne ſu raro ſenza,
     Di coſtumi, di gratia, e di bel volto
     Dotata, e d’accortezza: e di prudenza
     E ſé licentia hor non n’haueua tolto
     Fu che ſpero tornarle alla preſenza
     Il di niedefmo, ma gli accade poi
     Che lo tardo piū de i diſegni ſuoi.

 [90]
E poi ch’ella aſpettato quaſi vn meſe
     In damo l’hebbe, e che tornar noi vide,
     Di deſiderio ſi di lui s’acceſe
     Che ſi parti ſenza compagni o guide,
     E cercandone andò molto paeſe,
     Come l’hiſtoria al luogo ſuo dicide,
     Di qſti dua non vi dico hor piū inante
     Che piū m’iporta il cauallier d’Anglāte

 [91]
Il qual poi che mutato hebbe d’Alini>u
Le glorioſe inſegne, andò alla porta,
     E diſſe nel’orecchio: io ſono il Conte:
     A vn capitan che vi facea la ſcorta,
     E fattoli abaſſar ſubito il ponte
     Per qlla ſtrada con piū breue porta
     A gl’inimici, ſé n’andò diritto
     Quel che ſegui nel’altro canto e ſcritto.



CANTO NONO



 [1]

C
He nò può far do cor c’habbia ſuggetto

     Queſto crudele e traditore Amore?
     Poi ch’ad Orlado può leuar del petto
     La tanta ſé che debbe al ſuo Signore,
     Giā ſauio, e pieno ſu d’ogni riſpetto:
     E de la Santa Chieſa difenſore:
     Hor per vn vano Amor poco del Zio:
     E di ſé poco: e men cura di Dio.

 [2]
Ma l’eſcuſo io pur troppo, e mi rallegro
     Nel mio difetto hauer copagno tale,
     Ch’anch’io ſono al mio bè laguido & egro
     Sano e gagliardo a ſeguitar il male
     Quel ſé ne va tutto veſtito a negro,
     Ne tanti amici abandonar gli cale:
     E paſſa doue d’Africa e di Spagna
     La gente era attendata alla capagli a.