Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/119


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La notte Orlando alle noioſe piume
     Del veloce pender fa parte assai,
     Hor qnci hor qndi il volta, hor lo raffiline
     Tutto I vn loco, e no l’afferma mai
     Qual d’acqua chiara il tremolante lume
     Dal Sol percoſſa o da notturni rai
     Per gliapli tetti va con lúgo ſalto
     A deſtra, & a finiſtra, e baffo, & alto.

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La donna ſua, che gli ritorna a mente
     Anzi che mai non era indi partita:
     Gli raccéde nel core: e fa piú ardente
     La ſiamma che nel di parea ſopita,
     Coſtei venuta ſeco era in Ponente
     Fin dal Cataio, e qui l’hauea (inanitá
     Ne ritrouato poi veſtigio d’ella
     Che Carlo rotto ſu preſſo a Bordella.

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Di qſto Orlado hauea gra doglia, e ſeco
     Indarno a ſua ſciochezza ripenſaua:
     Cor mio (dicea) come vilmente teco
     Mi ſon portato, ohimè quato mi grana.
     Che potendoti hauer notte e di meco
     Oliando la tua bontá non mei negaua
     T’ habbia laſciato T ma di Namo porre
     Per non fapermi a tata ingiuria opporre.

 [74]
Non haueua ragione io di ſcufarme ?
     E Carlo non m’hauria ſorſè diſdetto:
     Se pur diſdetto, e chi potea sforzarme ?
     Chi ti mi volea torre al mio diſpetto?
     Non poteua io venir piú toſto all’arme?
     Laſciar piú toſto trarmi il cor del petto?
     Ma ne Carlo ne tutta la ſua gente
     Di tormiti per ſorza era poſſente.

 [75]
Almen l’haueſle poſta in guardia buona
     Détro a Parigi. í qualche rocca ſorte:
     Che l’habbia data a Namo mi conſona:
     Sol perche a pder l’habbia a qſta ſorte,
     Chi la douea guardar meglio perſona
     ! ’l me? ch’io douea farlo ſino a morte:
     Guardarla piú ch ’l cor, ch gliocchi miei
     K douea e potea farlo, e pur noi fei

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Deh doue ſenza me, dolce mia vita
     Rimaſa fei ſi gioitane e ſi bella?
     Come poi che la luce e dipartita
     Riman tra boſchi la ſmarrita agnella,
     Che dal paſtor ſperando eſſere vdita
     Si va lagnando in queſta parte e in qlla,
     Tanto che ’l lupo l’ode da lontano
     F. ’l miſero paſtor ne piagne in vano.

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Doue ſperanza mia, doue hora fei?
     Vai tu ſoletta ſorſè anchor errando?
     O pur t’hanno trouata i lupi rei
     Senza la guardia del tuo ſido Orlando?
     E il fior ch’in ciel potea pormi ſra i Dei
     Il fior ch’intatto io mi venia ſerbando
     Per non turbarti (ohimè) l’animo caſto
     Ohimè p ſorza haurano colto e guaſto.

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O inſelice, o miſero che voglio,
     Se no morir, fei mio bel fior colto hano,
     O ſommo Dio fammi ſentir cordoglio
     Prima d’ognaltro che di queſto danno:
     Se queſto e ver co le mie man mi toglio
     La vita: e l’alma diſperata danno
     Coſi piangendo ſorte: e ſoſpirando
     Seco dicea l’addolorato Orlando.