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E ſpeffo vanno alle citta murate
E d’ognintorno lor mettono aiTedio:
Notte e di ſtanno le perſone armate
Con gran timore, e diſpiaceuol tedio:
Tutte hanno le campagne abbandonate
E per trouarui al ſin qualche rimedio:
Andarfi a conſigliar di queſte coſe
All’Oracol che lor coſi riſpofe.
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Che trouar biſognaua vna donzella
Che ione all’altra di bellezza pare,
Et a Proteo ſdegnato oſſerir quella
In cambio de la morta in lito al mare,
S’ a ſua ſatisfation gli parrá bella
Se la terra: ne li verrá a (turbare:
Se per quello non ſta: ſé gli appreſenti
Vna & vnaltra: ſin che ſi contenti.
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E coſi comincio la dura ſorte,
Tra quelle che piú grate eran di faccia:
Ch’a Proteo ciaſcun giorno vna ſi porte
Fin che trouino donna che gli piaccia,
La prima, e tutte l’altre hebbeno morte:
Che tutte giú pel ventre ſé le caccia
Vn’Orca, che reſto preſſo alla ſoce
Poi che ’l reſto parti del gregge atroce,
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O vera o falſa, che foſſe la coſa
Di Proteo, ch’io nò ſo che mene dica
Seruoſſe in quella terra, con tal chioſa
Contra le donne vn’ empia lege antica:
Che di lor carne l’Orca monſtruofa,
Che viene ogni di al lito: ſi notrica:
Ben ch’eſſer donna ſia in tutte le bande,
Danno e ſciagura, quiui era pur grande.
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O miſere donzelle, che traſporte
Fortuna ingiurioſa al lito intanilo,
Doue le genti ſtan ſui mare accorte,
Per far d le ſtraniere empio holocauſto
Che come piú di ſuor ne ſono morte,
Il numer de le loro e meno elhauſto
Ma pche il vento ogn’hor pda no mena
Ricercando ne van per ogni arena.
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Van diſcorrendo tutta la marina
Con Fuſte, e Grippi: & altri legni loro,
E da lontana parte, e da vicina:
Portai) ſolleuamento allor martoro,
Molte donne han per ſorza e per rapina.
Alcune per luſinghe: altre per oro,
E tempre da diuerſe regioni
N’hanno piene le torri e le prigioni.
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Paſſando vna lor Fuſta a terra a terra:
Inanzi a quella ſolitaria riua
Doue ſra ſterpi in ſu l’herbofa terra
La sfortunata Angelica dormiua,
Smontare alquanti galeotti in terra
Per riportarne e legna: & aqua viua
E di quante mai fur belle e leggiadre
Trouaro il fiore, i braccio al ſanto padre
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O troppo cara o troppo eſcelfa preda
Per ſi barbare genti e ſi villane
O Fortuna crudel: chi ſia ch’il creda
Che tanta ſorza hai ne le coſe humane?
Che per cibo d’un moſtro tu conceda
La gra beltá, ch’in India il Re Agricane
Fece venir da le Caucafee porte:
Co meza Scythia: a guadagnar la morte