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Comincia l’Eremita a confortarla
Con alquante ragion belle e diuote:
E pon laudaci man mentre che parla:
Hor per lo ſeno: hor per l’humide gote,
Poi piú ſicuro va per abbracciarla,
Et ella ſdegnoſetta lo percuote
Con vna man nel petto e lo riſpinge
E d’honeſto roſſor tutta ſi tinge.
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Egli ch’allato haueavna taſcha, aprilla,
E traſſene vna ampolla di liquore
E ne gliocchi poſſenti: onde sfauilla
La piú cocente face e’ habbia Amore,
Spruzzo di quel leggierméte vna ſtilla
Che di farla dormire hebbe valore,
Giá refupina ne l’arena giace
A tutte voglie del vecchio rapace.
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Egli l’abbraccia: & a piacer la tocca
Et ella dorme, e non può fare iſchermo
Hor le bacia il bel petto: hora la bocca
nò e ch’il veggia I ql loco aſpro & ermo
Ma ne l’incotro il ſuo deſtrier trabocca,
Ch’ai diſio no riſpóde il corpo inſermo,
Era mal atto, perche hauea troppi anni,
E potrá peggio, quanto piú l’affanni.
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Tutte le vie, tutti li modi tenta:
Ma quel pigro rozzon non perho ſalta,
Indarno il ſren gli ſcuote: e lo tormenta,
E non può far che tenga la teſta alta:
Al ſin preſſo alla donna s’addormenta
E nuoua altra ſciagura ancho l’aſſalta:
Nò comincia Fortúa mai per poco:
Qn u mortai ſi piglia a ſcherno e a gioco
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Biſogna prima ch’io vi narri il caſo
Ch’vn poco dal ſentier dritto mi torca,
Nel mar di tramontana in ver l’occaſo
Oltre l’Irlanda vna Iſola ſi corca
Hebuda nominata, oue e rimaſo
Il popul raro: poi che la brutta Orca
E l’altro marin gregge la diſtruffe
Ch’ in ſua vendetta Proteo vi conduſſe.
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Narran l’antique hiſtorie, o vere o falſe
Che tene giá quel luogo vn re poſſente:
C hebbe vna ſiglia in cui bellezza valſe
E gratia ſi: che potè facilmente
Poi che moſtroſſi in ſu l’arene falſe:
Proteo laſciare in mezo l’acque ardente
E quello (vn di che ſola ritrouolla)
Compreffe, e di ſé grauida laſciolla.
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La coſa ſu grauiſſima e moleſta
Al padre, piú d’ ogn’ altro empio efeuero
Ne per iſcuſa, o per pietá: la teſta
Le perdono: ſi può lo ſdegno fiero,
Ne per vederla grauida ſi reſta
Di ſubito eſequire il crudo impero,
E ’l Nipotin che non hauea peccato
Prima fece morir, che foſſe nato.
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Proteo marin che paſce il fiero armento
Di Neptuno che l’onda tutta regge:
Sente de la ſua donna aſpro tormento
E per grand’ ira, rompe ordine e legge:
Si che a mandare in terra non e lento
L’Orch e le Phoche, e tutto il mari gregge
Ch diſtruggò no ſol pecore e buoi
Ma ville e borghi, e li cultori ſuoi.