Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/107


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Ne la ſorma d’Atlante ſé gliaſſaccia
     Colei, che la ſembianza ne tenea
     Con quella graue e venerabil faccia,
     Che Ruggier Tempre riuerir ſolea,
     Co qllo occhio pien d’ira e di minaccia
     Che ſi temuto giá fanciullo hauea,
     Dicendo: e qſto dunqj il ſrutto ch’io
     Lungamente atteſo ho del ſudor mio?

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Di medolle giá d’Orfi, e di Leoni,
     Ti porſi io dunque li primi alimenti?
     T’ho per cauerne & horridi burroni
     Fanciullo auezzo a ſtrangolar ſerpéti?
     Pantere: e Tigri diſarmar d’ungioni
     Et a viui Cingial trar ſpeffo i denti ?
     Accio che dopo tanta diſciplina
     Tu ſii l’Adone o l’Atyde d’Alcina?

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E queſto quel, che l’offeruate ſtelle,
     Le ſacre ſibre: e gli accoppiati punti
     Reſponfi, auguri, ſogni, e tutte quelle
     Sorti, oue ho troppo i miei ſtudi 9funti
     Di te promeſſo ſin da le mamelle
     m’hauea, come qſt’ anni ſuſſer giunti?
     Ch’in arme l’opre tue coſi preclare
     Eſſer douean, che farian ſenza pare?
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Queſto e ben veramente alto principio:
     Onde ſi può ſperar che tu ſia pretto
     A farti vn’ Aleſſandro, vn Iulio, vn Scipio
     Chi potea ohimè di te mai creder qſto?
     Che ti faceſſi d’Alcina mancipio?
     E perche ognun lo veggia manifeſto
     Al collo, & alle braccia, hai la cathena,
     Co ch ella a voglia ſua preſo ti mena.

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Se non ti muouon le tue proprie laudi
     E l’opre eſcelſe , a chi t’ha il cielo eletto
     La tua ſucceſſion perche defraudi
     Del ben, che mille volte io t’ho pdetto ?
     Deh perche il ventre eternamete Claudi
     Doue il ciel vuol che ſia per te concetto
     La glorioſa e fopr’ humana prole
     Ch’ eſſer de al modo piú chiara ch ’l Sole

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Deh non vietar che le piú nobil’alme
     Che ſian ſormate ne l’eterne idee:
     Di tépo in tèpo habbia corporee ſalme
     Dal ceppo: che radice in te hauer dee,
     Deh non vietar mille triomphi e palme
     Con che dopo aſpri danni e piaghe ree
     Tuoi ſigli: tuoi nipoti: e fucceffori:
     Italia torneran ne i primi honori.

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Non ch’a piegarti a queſto: tante e tante
     Anime belle hauer doueſſon pondo:
     Ch chiare: illuſtri: ielyte: íuitte: e fante
     Son per fiorir da l’arbor tuo fecondo:
     Ma ti douria vna coppia eſſer baſtante
     Hippolyto e il ſratel: ch pochi il modo
     Ha tali hauuti anchor ſin al di d’hoggi,
     Per tutti i gradi onde a virtú ſi poggi.

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Io ſolea piú di queſti dui narrarti
     Ch’ io non facea di tutti glialtrí inſieme
     Si perche eſſi terran le maggior parti
     Che gli altri tuoi ne le virtú ſupreme:
     Si perche al dir di lor mi vedea darti
     Piú attention: che d’ altri del tuo ſeme,
     Vedea goderti che ſi chiari heroi,
     Eſſer doueſſen de i nipoti tuoi.