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Ben veduto l’hauea ſu quel cauallo
Che reggier non potea, ch’era sfrenato
Scoſtarfi di lunghiſſimo interuallo:
Per ſentier periglioſo, e non vſato:
E bè ſapea che ſtaua i giuoco, e i ballo:
E in cibo, e in otio, molle e delicato.
Ne piú memoria hauea del ſuo Signore
Ne de la donna ſua, ne del ſuo honore.
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E coſi il fior de li begli anni ſuoi:
In lunga inertia hauer potria confluito
Si gentil cauallier, per douer poi
Perdere il corpo e l’anima in vn punto,
E quel odor che ſol rimati di noi
Poſcia che ’l reſto ſragile e defunto,
Ch tra l’huom di ſepulchro: e ivita ilſerba
Gli faria ſtato o tróco, o ſuelto in herba
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Ma quella gentil Maga che piú cura
N’ hauea, ch’egli medeſmo di ſé ſteffo,
Penſo di trarlo per via alpeſtre e dura,
Alla vera virtú, mal grado d’effo,
Come eſcellente medico, che cura
Con ferro e fuoco, e co veneno (pedo,
Che ſé ben molto da principio oſſende
Poi gioua al ſine, e graſia ſé gli rende.
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Ella non gli era facile, e talmente
Fattane cieca di ſuperchio amore,
Che come facea Athlante: ſolamente
A darli vita haueſſe poſto il core,
Quel piú toſto volea che lungamente
Viueſſe, e ſenza fama, e ſenza honore:
Che con tutta la laude che ſta al mondo
Mancaffe vn’áno al ſuo viuer giocòdo.
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l’hauea mandato all’Iſola d’Alcina,
Perche obliane l’arme in quella corte,
E come Mago di ſomma dottrina
Ch’ufar ſapea gl’incanti d’ogni ſorte:
Hauea il cor ſtretto di quella Regina
Ne l’amor d’effo: d*un laccio ſi ſorte,
Che nò ſé ne era mai per poter ſciorre
S’ inuechiaffe Ruggier piú di Neſtorre.
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Hor tornando a colei ch’era preſaga
Di quanto de auuenir, dico che tenne
La dritta via, doue l’errante e vaga
Figlia d’Amon: ſeco a incontrar ſi véne,
Rradamante vedendo la ſua Maga
Muta la pena che prima ſoſtenne
Tutta in ſperanza, e quella l’apre ilvero
Ch’ad Alcina e 9dotto il ſuo Ruggiero
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La Giouane riman preſſo che morta,
Quado ode che ’l ſuo amate e coſi lſlge
E piti che nel ſuo amor periglio porta
Se gra rimedio, e ſubito non giunge,
Ma la benigna Maga la conforta:
E pſta pon P impiaſtro oue il duol puge,
E le promette, e giura, in pochi giorni
Far che Ruggiero a riueder lei torni.
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Da che Dona (diceaí Pannello hai teco
Che vai cotra ogni Magica fattura,
Io nò ho dubbio alcú, che s’ io P arreco
La doue Alcina ogni tuo ben ti ſura,
Ch’ io no le rópa il ſuo diſegno, e meco
Non ti rimeui la tua dolce cura,
Me n’andrò qſta ſera alla prim’hora,
E faro in India al naſcer de l’aurora.