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Ad ogni piccol moto ch’egli vdiua
iSperado che foſſe ella il capo alzaua,
Sentir credeaſi, e ſpeflò non ſentiua:
Poi del ſuo errore accorto ſoſpiraua.
Tal volta vſcia del letto, e l’uſcio apriua
Guataua ſuori, e nulla vi trouaua,
Et maledi ben mille volte- l’hora
Che facea al trapaſſar tanta dimora.
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Tra ſé dicea ſouente, hor ſi parte ella,
E cominciaua a nouerare i paſſi
Ch’eſſer potean da la ſua ſtaza, a quella
Donde allettando ſta che Alcina paſſi,
E queſti & altri, prima che la bella
Donna vi ſia, vani diſegni t’affi,
Teme di qualche impedimento ſpeffo
Che tra il ſrutto e la ma, nò gli ſia meſſo.
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Alcina poi ch’a pretiofí odori:
Dopo gran ſpatio poſe alcuna meta.
Venuto il tèpo, che piú non dimori,
Hormai ch’in caſa era ogni coſa cheta,
De la camera ſua ſola vſci ſuori,
E tacita n’andò per via ſecreta,
Doue a Ruggiero hauea timore e ſpeme
GrA pezzo Storno al cor, pugnato iſieme
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Come ſi vide il ſucceſſor d’Aſtolfo
Sopra apparir quelle ridenti ſtelle.
Come habbia nele vene acceſo zolfo
;on pai che capir poſſa ne la pelle,
Hor ſino a gliocchi ben nuota nel golſo
De le delitie, e de le coſe belle,
Salta del letto, e í braccio la raccoglie:
Ne può tato aſpettar ch’ella ſi ſpoglie.
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Benché ne gonna ne faldiglia haueſſe:
Che venne auolta i vn leggier zèdado:
Che fopra vna camicia: ella ſi meſſe:
Bianca e ſuttil: ne piú eſcellente grado,
Come Ruggiero abbraccio lei: gli ceſſe
Il manto: e reſto il vel ſuttile, e rado,
Che non copria dinanzi ne di dietro
Piú ch le roſe o i gigli vn chiaro vetro.
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Nò coſi ſtrettamente Mederá preme
Piata oue itorno abbarbicata s’ habbia,
Come ſi ſtringon li dui amanti inſicine:
Cogliendo de lo ſpirto in ſu le labbia
Suaue fior: qual non produce ſeme
Indo o ſabeo nel’odorata ſabbia,
Del gra piacer e’ hauean: lor dicer tocca
Ch ſpeffo hauea piú d’una ligua I bocca
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< oſe la dentro eran ſecrete:
O ſé pur non ſecrete almen taciute.
Che raro ſu tener le labra chete
Bi iſmo ad alcun, ma ben ſpeffo virtute,
Tutte proferte: & accoglienze liete
Fanno a Ruggier quelle perſone aſtute
Ognun lo reuerifee, e ſé gli inchina:
Che coſi vuol l’innamorata Alcina.
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Non e diletto alcun’ che di ſuor reſte:
Che tutti ſon ne l’amorofa ſtanza,
E due e tre volte il di mutano verte:
Fatte hor’ ad vna: hora ad vn’ altra vſanza
Speſſo in coititi: e ſempre ſtAno in feſte:
In gioſtre, í lotte, i ſcene, I bagno, í dáza
ll<ir pſſo ai ſonti, all’ombre de poggietti
Leggon d’antiqui gliamoroſi detti.