Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/101


 [8]
Alquanto malageuole & aſpretta
     Per mezo vn boſco preſero la via:
     Che oltra che ſaſſoſa Coffe: e «retta
     Quaſi ſu dritta alla collina giá,
     Ma poi che ſuro aſcefi in ſu la vetta
     Vſciro in ſpatiofa prateria:
     Doue il piú bel palazzo, e ’l piú giocódo
     Vider che mai foſſe veduto al mondo.

 [9]
La bella Alcina venne vn pezzo inante
     Verſo Ruggier, ſuor de le prime porte,
     E lo raccolſe in ſignoril ſembiante,
     In mezo bella & honorata corte,
     Da tutti glialtri tanto honore: e tante
     Riuerentie fur fatte al guerrier ſorte:
     Che non ne potrian far piú, ſé tra loro
     Foſſe Dio ſcefo dal ſuperno choro.

 [10]
Non tato il bel palazzo era eſcellete
     Perche vinceſſe ogn’ altro di ricchezza
     Quato e’ hauea la piú piaceuol gente
     Che foſſe al modo, e di piú gètilezza.
     Poco era l’un da l’altro differente
     F. di fiorita etade, e di bellezza,
     Sola di tutti Alcina era piú bella
     Si come e bello il Sol piú d’ogni ſtella.

 [11]
Di perſona era tanto ben ſormata.
     Quanto me finger fan pittori induſtri,
     Con bionda chioma lunga: & annodata,
     Oro non e che piú riſplenda, e luſtri:
     Spargeaſi per la guancia delicata
     Miſto color di roſe, e di liguſtri,
     Di terſo auorio era la ſronte lieta,
     Che lo ſpatio ſinia con giuſta meta.

 [12]
Sotto duo negri: e ſottiliſſimi archi
     Son duo negri occhi, azi duochiari Soli
     Pietoſi a riguardare, a mouer parchi:
     Intorno cui par ch’Amor ſcherzi e voli
     E ch’indi tutta la pharetra ſcarchi,
     E che viſibilmente i cori inuoli,
     Quindi il naſo per mezo il viſo ſcende,
     Che non truoua l’Inuidia oue l’emende.

 [13]
Sotto quel ſta: quaſi ſra due vallette,
     La bocca ſparfa di natio cinabro,
     Quiui due ſilze ſon di perle elette
     Ctí chiude & apre, ú bello e dolce labro
     Quindi eſcon le corteſi parolette
     Da réder molle: ogni cor rozo e ſcabro,
     Quiui ſi ſorma quel ſuaue riſo,
     Ch’ apre a ſua poſta in terra il paradiſo,

 [14]
Bianca nieue e il bel collo: e ’l petto latte
     Il collo e tòdo, il petto colmo e largo
     Due pome acerbe: e pur d’ auorio fatte
     Vègono e va, eòe onda al primo margo
     Quado piaceuole aura il mar combatte
     Non potria I’ altre parti veder Argo
     Ben ſi può giudicar che corriſponde
     A ql ch’appar di ſuor quel ch s’ aſeòde.

 [15]
Moſtran le braccia ſua miſura giuſta
     E la candida man ſpeffo ſi vede,
     Lúghetta alq^to: e di larghezza aguſta,
     Doue ne nodo appar: ne vena eſcede,
     Si vede al ſin de la perſona auguſta
     Il breue aſciutto: e ritondetto piede,
     Gli angelici ſembianti nati in cielo
     Non ſi ponno celar ſotto alcun velo.