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atto terzo. — sc. iv. | 87 |
là; egli favorito del padrone, egli favorito de gli figliuoli: noi tutti altri di casa appresso lui eravamo da niente. Vedi in un tratto quello che ora gli è intervenuto! Gli sarebbe stato più utile non avere fatto tante cose.
Pasifilo. Tu di’ ben vero, che egli l’ha fatto troppo.
Nebbia. Dove diavolo esci tu?
Pasifilo. Di casa vostra, per l’uscio di dietro.
Nebbia. Credevo che già doi ore tu fussi partito.
Pasifilo. Ti dirò. Come ebbi disinato andai nella stalla per fare... tu ben m’intendi, e mi prese il maggior sonno che avessi mai, e mi coricai di sopra nella paglia, ed ho dormito sino adesso. Ma dove vai tu?
Nebbia. A fare una mia faccenda, che m’ha il padron imposta.
Pasifilo. Non si può ella dire?
Nebbia. Non.
Pasifilo. Tu sei molto secreto. — Quasi che non lo sappia meglio di lui. Dio, ch’ho io sentito! o Dio, ch’ho io visto! O Cleandro, o Erostrato, che moglie desiderate, e vergine, come vi potrà succedere facilmente! che avrete1 l’uno e l’altro insieme; chè Polimnesta, ben che essa non sia, forse ha la vergine nel corpo che voi cercate. Chi avería di lei così creduto? Dimanda la vicinanza di sua condizione: la migliore, la più divota giovene del mondo; non pratica mai se non con suore; la più parte del dì sta in orazione; rarissime volte si vede in uscio o in finestra: non s’ode che d’alcuno innamorata sia; è una santarella. Buon pro gli faccia. Colui che l’averà per moglie, guadagnerà più dote che non pensa: un par almen di lunghissime corna, se non più, mancare non gli possono. Per la mia lingua non si sturberanno già queste nozze, anzi le procurerò più che mai. Ma non è questa la maléfica vecchia che dianzi tutta la trama a Damon ha discoperta? dove si va, Psiteria?
Psiteria. Qui presso a una mia comare.
Pasifilo. Che vi vai tu a fare? a cicalare con essa delle belle opere della tua giovene padrona?
Psiteria. Non già, in buona fè: ma che sai tu di questa cosa?
Pasifilo. Tu me l’hai fatta intendere.
Psiteria. E quando te lo dissi io?
- ↑ Ant. stamp.: avreti.