Pagina:Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu/62

52 la cassaria.


Erofilo.     Da chi?

Fulcio.     Dall’Ebreo, s’altri non hai che ti soccorra.

Erofilo.     E che pegno ho io da darli?

Fulcio.     Venticinque o trenta saraffi che mi dessi, saría a bastanza.

Erofilo.     Tu parli meco indarno; io non gli ho, nè so da chi averli.

Fulcio.     Il resto fino a cinquanta troverà Caridoro.

Erofilo.     S’io vi sapessi modo, non mi faría pregare.

Fulcio.     Come faremo adunque?

Erofilo.     Pénsavi tu.

Fulcio.     Vi penso: non me ne potresti dare una parte?

Erofilo.     Non te ne potrei dare uno: tu getti via parole. Tu saprai bene investigare, se vi pensi, che si farà senza.

Fulcio.     Non si può far senza a patto nessuno.

Erofilo.     Dunque, trovagli tu.

Fulcio.     Penso ove trovarli.

Erofilo.     Pénsavi.

Fulcio.     Vi penso tuttavia, e forse forse te gli troverò.

Erofilo.     Io mi confido nel tuo ingegno, chè gli sapresti far nascere di nuovo, se ben non se ne trovassi al mondo.

Fulcio.     Orsù, lasciane la cura a me, ch’io spero di trovargli questa notte. Ancora io mi espedirò di condurre prima costei a Caridoro, e applicherò poi tutto l’animo a trovar questi danari. O tu, qualunque ti sia, che là entri, fèrmati, ch’io ti parli un poco.

Furba.     Se tu m’avessi comprato, non mi dovresti comandare con più arroganza. S’io ti son bisogno, viemmi dietro.

Fulcio.     Costui dimostra esser famiglio1 di lui. Egli è; sì ben imita li superbi costumi di suo patrone.


SCENA II.

EROFILO, CRISOBOLO.


Erofilo.     (Io anderò in casa, e vederò di mitigare mio padre: chè se non fusse per ajutar Volpino, non ardirei per


  1. Le antiche stampe: fameglio. E così molte volte la e, dove i moderni pronunziano i: al che, per amore di chiarezza, non abbiamo creduto di conformarci.