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atto quarto. — sc. viii, ix. | 47 |
è: ma chi1 gli giungessi questo uncino, saría forse buona. Sarà buona per certo, sarà ottima, sarà perfetta. Io l’ho trovata, io l’ho conclusa; così vô fare, e riuscirà netta; e mostrerò che non sono il discepolo, ma il maestro de’ maestri. Orsù, mi muovo con un esercito di menzogne per dare il primo guasto a questo ruffiano avaro. Così, Fortuna, mi sii2 favorevole; chè se mi riesce il disegno, ti fo voto di stare imbriaco tre giorni. Ma ecco che li miei preghi esaudisce, chè mi manda lo inimico di far male3 in contra.
SCENA IX.
LUCRANO ruffiano, FULCIO.
Lucrano. (Quanto più differisco a lamentarmi, fo le mie ragion deboli. Io stavo espettando che ritornasse il Furba, perchè venisse meco; ma poi che non appare, me n’anderò pur solo.)
Fulcio. O Dio, ch’io ritrovi Lucrano in casa...
Lucrano. (Costui mi nomina.)
Fulcio. Acciò che io gli avvisi della ruina che gli viene addosso...
Lucrano. (Che dice costui?)
Fulcio. Sì che salvi la vita almeno.
Lucrano. (Aimè!)
Fulcio. Benchè, se gran ventura non l’ajuta, spacciato lo veggio.
Lucrano. Non bussar, Fulcio, ch’io son qui, se tu mi cerchi.
Fulcio. O infelice, o sciagurato Lucrano, che fai tu qui? perchè non fuggi?
Lucrano. Ch’io fugga?
Fulcio. Chè non ti nascondi, chè non ti levi del mondo? Poverello, fuggi.
Lucrano. Perchè vuoi ch’io fugga?
Fulcio. Tu sarai impiccato súbito súbito, se ti ritrovano.
Lucrano. Chi mi farà impiccare?
- ↑ Qui le antiche frammettono: non.
- ↑ Ant. stamp.: sia.
- ↑ Così hanno tutte le edizioni, e il passo, come ognun vede, non ha senso. Che debba leggersi disarmato, anzichè di far male? — (Tortoli.) — Potrebbe intendersi come detto ironicamente, o a maniera di antifrasi, quasi: mi manda incontro quel malfattore di ruffiano.