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526 | l’erbolato. |
continua sanità e la lunghezza della vita umana, e maggiore che non può concedere la difettiva natura. E se non che le leggi eterne ed immutabili, per colpa del nostro primo padre il vietano, questo saría stato sofficiente a farci perpetui ed immortali. Ho detto di donarlovi, e ve lo voglio donar veramente; perchè dandovi cosa di valuta grandissima per un picciolo e minimo prezzo, non si può dire che non si doni. Nè anco questo minimo e picciolo prezzo vi domandarei, se io potessi fare l’Elettuario con mediocre spesa: ma perchè gli è composto di diversi simplici, nati chi in una parte e chi in un’altra del mondo, che non si possono avere se non con molta spesa e fatica, son costretto, se finiti questi pochi bussoli,1 ne voglio fare degli altri, di dimandarvene quel prezzo. E se ben vi arò a pôr del mio, non vi ponga però tanto, che per fare bene a voi, io faccia male a me. Quello ch’io ve ne dimandarò, sarà tanto poco, che non vi doverà parer grave. Ben vi certifico, che a me costa più di quello ch’ora costarà a voi. Ma non mi curo di perdere al presente; perchè spero, conosciutane e fattane l’esperienza, un’altra volta, e sempre ch’io ritornerò in questa città, non mi negarete prezzo ch’io ve ne dimandi. Perchè allora ve lo vorrò vendere; ora son contento donarlovi. Non voglio da voi più d’un grosso dell’uno. Ora, chi sarà quello sì avaro, quello sì misero, a cui incresca lo spender per conservazion della sua vita sì minimo prezzo? Chi sarà quel sì povero che non impegni o venda il mantello? e se non l’ha, che non si spogli il giuppone e la camiscia ancora? che non si sforzi di stare digiuno un giorno o dui, fin che si avanzi un grosso, co ’l quale si acquisti questo tesoro inestimabile? Deh! non lasciate fuggire l’occasione; che non so quando altra volta sì benigna sia per ritornarvi alle mani.