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l’erbolato. 517

Ebbe considerazione appresso, che a tante infirmità non era sottoposto, se non perchè l’ingegno, il quale era la principale e propria operazione dell’anima, non si lasciasse marcire nell’ozio, ma sempre avesse da cercare, per conservazion di questa vita, quali cose gli fossero utili e quali dannose; e che tante specie d’alberi, tante varietà di erbe e tante sorte di gummi,1 tante differenze di liquori, e tante e tant’altre cose, non erano dal Sommo Creatore prodotte indarno, le quali conoscendo, ed opportunamente adoperandole, potría fuggire l’infirmità, e mantenere in lungo ed ottimo stato la sua vita. E così il nuovo uomo, dove prima ascoltando i sensi si avéa creduto d’essere la più povera e necessitosa creatura di tutte l’altre, consigliandosi poi con la ragione, s’avvide essere di tutte la più ricca e la più agiata. Così gli si offersero molte e molte cose belle ed utili, che, come da uno eminentissimo prospetto, gli fe d’appresso e da lontano vedere la ragione; e le giudicò degne ove avesse a pôrre lungo studio e diligenza grande.

Ma più di tutte l’altre gli parve bella ed utile, e di lunghissimo studio e grandissima diligenza degna, quell’arte che mostra2 di tener l’uomo sano, e dalla mala disposizione ritirarlo alla buona, la quale si chiama Medicina: chè, senza alcun dubbio, se la vita e questo essere è la più preziosa cosa che noi abbiamo, l’arte che di mantenerla in buono ed ottimo stato e di prolungarla ci insegna, conviene che sia la più nobile e la più necessaria che si impari. Questa cognizione ebbero i primi uomini, e quelli che di età in età per molti secoli da loro successero.3 Per questo, non avéano in quella prima antichità altro più caro nè miglior studio, che di cercare, investigare, apprendere le disposizioni e le proprietà dell’erbe, delle piante e dell’altre cose a loro servigio create; nè più bel dono potéa fare uno amico all’altro, nè lasciare il padre al figliuolo eredità più proficua, che qualche nuova cognizione di alcuna cosa che a mantenimento e ricuperazione della sanità


  1. È il latino indeclinabile gummi (di cui vedi anche la sc. IV dell’att. III della Commedia Il Negromante), restituito alla nostra lingua; chè restituzione può dirsi ogni cosa che dall’idioma de’ padri nostri trasferiscasi a questo che n’è legittimo erede: e però da intendersi per lo stesso che Gomme, o Sostanze (come oggi direbbesi) gommose. Delle virtù medicatrici attribuite alle varie specie di esse, ragiona Plinio in più luoghi.
  2. Insegna. Esempio notabile.
  3. Succedere, così costruito, sta per Discendere, Aver l’origine, Provenire.
ariosto.Op. min. — 2. 44